“Siamo contenti, abbiamo vinto contro lo Stato“. Esultano i residenti di Quinto di Treviso, dove, dopo ore di tensione, venerdì 17 luglio, i 101 profughi sistemati in un residence (il complesso ex Guaraldo) della periferia della città sono stati trasferiti nella ex caserma Serena di Casier, a qualche chilometro di distanza. “Io non li voglio vicino a casa mia, nessuno li vuole”, spiega uno degli abitanti del quartiere. Girando tra i palazzi (alcuni semivuoti) le opinioni sono tutte sulla stessa linea: “Ora i nostri bambini possono tornare a giocare fuori, prima, con i profughi qui, non potevano farlo”, spiega una ragazza, seduta in giardino con i suoi bambini. Anche lei in realtà è straniera: è originaria della Serbia e abita in Italia da oltre vent’anni: “Ma non sono entrata così, come hanno fatto loro”. La rivolta – sostenuta anche da rappresentanti di Forza Nuova – era iniziata due giorni prima, contro la decisione della Prefettura di sistemare un centinaio di immigrati in una delle palazzine. Per protesta i residenti avevano deciso di scendere in strada e dormire in tenda. Nella notte tra mercoledì e giovedì qualcuno aveva anche bruciato alcuni televisori destinati ai profughi. “Qui viene fuori una rivoluzione“, avverte un anziano, originario di Treviso. “Le persone che abitano qui diventano cattive, e hanno ragione”  di David Marceddu e Giulia Zaccariello

Articolo Precedente

Roma, lo stesso poliziotto 14 anni dopo: lite coi manifestanti come a Genova 2001

next
Articolo Successivo

Treviso, parlano i migranti cacciati da Quinto: “Trattati come cani, picchiati e insultati”

next