Dopo quanto accaduto nei giorni scorsi in Grecia, potrebbe sembrare stupido continuare a difendere l’importanza politica delle iniziative referendarie. Ma il referendum è un mezzo, e non un fine. E se Tsipras non è stato in grado di servirsene per permettere ai greci di decidere del loro futuro, allora dobbiamo criticare lui, e non il referendum in se stesso. Quello che sta avvenendo in Europa è sotto gli occhi di tutti. Ormai l’Europa non esiste più.

Esiste solo la Germania, la quale sta compiendo il suo vecchio sogno egemonico di colonizzazione e sfruttamento dello spazio europeo, a cominciare dall’est fino ai Balcani. E tutti dovremmo aver capito che oggi per conquistare un Paese costa meno farlo con l’economia e la finanza che con le armi.
Purtroppo siamo abituati a pensare che l’unica resistenza possibile contro il nemico sia quella dei nostri nonni. Ma ormai i fucili servono a poco.
Servirebbe però un nuovo “CLN”, un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale, con l’obbiettivo di iniziare in Italia la lotta di liberazione dall’euro. Ed in questo senso il referendum potrebbe continuare ad essere un mezzo capace di incrinare il sistema. Del resto che cosa può fare oggi una forza politica di opposizione? Aspettare nuove elezioni, con la speranza di vincerle? E intanto morire per Maastricht e Lisbona…

Cosa c’è allora di sbagliato nel referendum proposto da Grillo? Di sbagliato c’è che, per come è stato impostato, non riuscirà mai a conseguire la maggioranza per  realizzarlo. È destinato infatti a rimanere lettera morta, dal momento che è necessaria una legge costituzionale (almeno 2 votazioni a maggioranza assoluta) per poterlo indire.
Per ottenere tale maggioranza c’è però bisogno di creare un fronte comune contro l’euro, con tutte le forze politiche disponibili. È evidente che da solo il M5S non può farcela. E allora? Utilizzare il referendum come sembrerebbe voler fare il M5S solo per mostrare le contraddizioni interne alla Lega, che magari non coinvolta nell’iniziativa voterà contro? Ma questi sono giochetti della vecchia politica tipica dei partiti. Un’altra via è praticabile.

Esattamente come accadde quando per battere il nazifascismo ci fu bisogno di un accordo trasversale, così oggi, per sconfiggere l’euro e lo strapotere tedesco, è necessario un accordo che il M5S dovrebbe proporre a tutti i partiti, movimenti e forze politiche disposti a lottare per un unico obiettivo comune: l’uscita dall’euro. Solo così si potrà almeno tentare di raggiungere l’obbiettivo di dare voce al popolo. La questione dell’euro deve e può diventare una questione nazionale. Come ha mostrato ancora una volta la Grecia, non esiste più una destra e una sinistra, ma chi è a favore della moneta unica e chi è contro. Italiani di ogni tendenza o partito, unitevi! Non avete che da liberarvi delle catene dell’euro per ritornare a sperare.

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