All’interno dell’Unione Europea permane la piena autonomia di scelta e gestione del proprio sistema sanitario. In Francia e Germania ad esempio si prevede il finanziamento con l’iscrizione obbligatoria all’assicurazione sanitaria, che rimborsa le spese mediche ai cittadini. In Italia invece si prevede il finanziamento in prevalenza dal gettito fiscale e organizzato in sistema sanitario nazionale.

In Italia secondo i dati del ministero della Salute, ci sono 1.091 istituti di cura, di cui il 53% pubblici ed il rimanente 47% privati accreditati. Inoltre ci sono 9.268 centri per l’assistenza specialistica ambulatoriale, 6.526 per l’assistenza territoriale residenziale, 2.787 per l’assistenza territoriale semiresidenziale e 1.027 per l’assistenza riabilitativa. In sanità sono impiegate 629.713 unità e il personale è ripartito per il 70,9% nel ruolo sanitario, il 17,7% nel ruolo tecnico e l’11,2% nel ruolo amministrativo.

In particolare, in Italia lavorano 243 mila medici (51%  nel sistema sanitario, il 33% è convenzionato, e il 16% lavora in strutture private equiparate al pubblico o case di cura), 332 mila infermieri, di cui l’86% alle dirette dipendenze del ssn, e 49 mila unità di personale con funzioni riabilitative. Le spese per il personale complessivamente nel 2013 sono ammontate a 36 miliardi (circa il 7% del pil), secondo i dati pubblicati dalla Ragioneria dello Stato: nel 2010 ammontavano a 38 miliardi, e il risparmio è stato essenzialmente dovuto al blocco del turn over del personale.

L’Italia invecchia anche come personale sanitario e non si assume per risparmiare mentre occorrerebbe risparmiare dove si può subito. Ad esempio Lorenzin quando vuole risparmiare #unmilionedieuroalgiorno? Vuole chiedere come deve fare a Napoleone Ferrara? Nonostante il ministero si disinteressi a cercare di risparmiare dove si può per poter ricominciare ad assumere secondo la classifica internazionale stilata annualmente da Bloomberg, l’Italia è al terzo posto al mondo (prima fra i Paesi europei) per efficienza, per le aspettative di vita del paziente (quasi 83 anni in media), per il costo pro capite del sistema sanitario (3 mila dollari). Al sesto posto (secondo tra i paesi europei) la Francia. Serdar Dalkilic, medico francese (e vicepresidente della Federazione euopea dei medici salariati) ha raccontato più nel dettaglio un Paese che pare avere più risorse del nostro e che le ripartisce in modo più oculato: “per l’Oms la sanità francese è una delle migliori, in Francia esistono casse di previdenza sociale che attraverso quote trattenute del salario finanziano il 75% della spesa sanitaria nazionale, mentre l’11 % è sostenuto attraverso la spesa privata. La previdenza sociale francese ha un budget complessivo di 624 miliardi di euro, pari ad un terzo del Pil. Una vera e propria macchina da guerra, che copre anche le spese per le pensioni, i sussidi di disoccupazione, e per i migranti irregolari. Il costo pro capite della sanità è pari a 4mila dollari”. La spesa per la sanità francese è una delle più alte al mondo, pari a 240 miliardi di euro, di cui 180 miliardi appunto provenienti dalle casse di previdenza sociale, a fronte di un servizio pubblico statale di 2.751 ospedali, 427 mila posti letto, 198 mila medici, di cui 64 mila generici e 41 mila specialisti.

Anche in Germania le assicurazioni sanitarie, che sono obbligatorie, coprono il 90 per cento della popolazione (esistono anche assicurazioni pubbliche). Nel 2013, secondo l’ufficio statistico federale tedesco, si sono spesi per la sanità 293 miliardi di euro (pari, esattamente come in Francia, all’11% del pil). Nel sistema tedesco, i contributi alle assicurazioni sono versati in parte dal lavoratore e in parte dal datore. La particolarità della sanità tedesca è che malgrado essa impieghi già il 10% degli occupati del Paese, siano ancora disponibili posti lavoro con una forte richiesta di medici provenienti anche dall’estero. Erich Merholz, del direttivo del sindacato tedesco dei medici ospedalieri, ha spiegato che “i giovani laureati in medicina tedeschi non bastano a coprire la necessità e servono ulteriori 3mila medici. Ad oggi abbiamo 9,8 infermieri ogni mille abitanti, più che in Italia (7 infermieri ogni mille abitanti) e 5 medici ogni mille abitanti (in Italia 4)”.
Aspettiamo che la Lorenzin non obblighi i nuovi laureati italiani a spostarsi in Germania per poter lavorare.

Secondo i dati della Ragioneria dello Stato la spesa si è ridotta come abbiamo visto di 2 miliardi in tre anni per mancanza di assunzioni: Lorenzin sa che è proprio la spesa che abbiamo buttato per Lucentis? Vuole rispondere per favore? Lo vuole spiegare ai cittadini e a tutti i giovani medici? O pensa di poter coprire il tutto ‘pagando’ gli specializzandi che riescono ad entrare nelle scuole di specializzazione per trovarsi disoccupati alla fine? Vuole continuare un turn over di specializzandi che coprono le mancanze di assunzioni?

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