La nomina di una consigliera del Pd a capo delle Farmacie comunali riunite di Reggio Emilia finisce sul tavolo dell’Autorità nazionale anticorruzione e trascina il sindaco Luca Vecchi nella bufera. Il caso, scoppiato neanche un mese fa, riguarda la scelta del primo cittadino di affidare il ruolo di presidente del Cda di Fcr, azienda speciale del Comune che gestisce la rete delle farmacie comunali, ad Annalisa Rabitti, eletta con un record di preferenze nelle liste del Partito democratico insieme al sindaco Vecchi nel 2014. Per il rinnovo della carica era stato emesso un bando, e ad avere la meglio sugli altri candidati lo scorso giugno, su decisione del primo cittadino, è stata proprio la consigliera Pd, da sempre molto attiva nell’ambito delle politiche sociali e di quelle per i disabili. La minoranza però ha tuonato contro la nomina, ritenendola illegittima in violazione al decreto anticorruzione Severino. All’articolo 7 infatti, la norma sottolinea che non è possibile, per i primi due anni dall’inizio del mandato da consigliere comunale, essere nominati in enti controllati dall’amministrazione. Se ciò fosse valido nel caso reggiano, la nomina della Rabitti, come si spiega nel decreto, sarebbe nulla, e nei guai potrebbe finire perfino il sindaco Vecchi, che dovrebbe risponderne alla Corte dei conti. Ma non solo. È l’Anac chiamato a vigilare su casi del genere, ed è per questo che il Movimento 5 stelle emiliano, che ha sempre definito il bando “una farsa” al punto che il capogruppo Norberto Vaccari aveva già previsto la nomina di Rabitti tempo prima che venisse ufficializzata, ha presentato un esposto all’Autorità di Cantone firmato anche dalla deputata Maria Edera Spadoni.

Nel frattempo Rabitti ha rassegnato le dimissioni dal consiglio comunale, e la giunta Vecchi, interrogata sul tema dalla minoranza, ha sempre sostenuto la decisione, assicurando che a garantirne la correttezza ci sarebbe stato anche un parere legale richiesto appositamente sul caso. Ma del documento, a distanza di quasi un mese, in Comune pare non esservi traccia. I Cinque stelle infatti da un accesso agli atti hanno scoperto che da parte del servizio legale del Comune “non è stato protocollato alcun parere legale in merito”. “La cosa sorprende per due motivi – spiega in una nota Ivan Cantamessi – innanzi tutto perché nei giorni successivi alla nomina sono uscite sui giornali numerose dichiarazioni del sindaco Luca Vecchi su un parere legale in merito. E sorprende inoltre perché in un caso di probabile illegittimità nella nomina sarebbe logico e doveroso far esprimere il servizio legale in modo da avere degli atti protocollati”.

Il dubbio dei consiglieri a questo punto è che il parere legale forse non sia mai esistito. Ma i Cinque stelle tornano alla carica anche sul merito della scelta, avendo potuto accedere all’elenco e ai curriculum dei 25 candidati che si erano presentati per la poltrona più importante delle Farmacie. Tra questi, ci sarebbero almeno quindici commercialisti, seguiti da quattro avvocati, oltre a nomi di professionisti con competenze rilevanti, come la direzione di una struttura ospedaliera o di un centro servizi anziani. Secondo Cantamessi, un altro fatto che dimostrerebbe come “le competenze siano state completamente bypassate a discapito di una mera scelta politica. Una scelta politica che probabilmente pagheremo sulla nostra pelle di cittadini”.

Sul caso ora si attende il parere dell’Anac, che però si è già espressa su una vicenda analoga chiarendo che non vi è incompatibilità tra l’incarico di componente di un Cda di una società a controllo pubblico e quello di consigliere comunale, ma che ci sarebbe solo se “a tale consigliere vengono affidate le funzioni di presidente con deleghe gestionali, di amministratore delegato, o comunque deleghe di carattere gestionale”. L’incarico della Rabitti però avrebbe un indirizzo politico per la società reggiana, e quindi la sua nomina potrebbe essere ritenuta legittima.

Articolo Precedente

Accoglienza migranti, Lega Nord Piacenza attacca la prefettura: “Conti sono falsati”

next
Articolo Successivo

Emilia, la scalata dei boss all’azienda dei grandi appalti. L’intercettazione: “I nuovi soci? Sono la ‘ndrangheta”

next