Bastava rivolgersi a loro per ottenere, dietro pagamento di denaro, una pensione di invalidità, anche se non si avevano i requisiti per richiederla. A Palermo sono 17 le persone accusate a vario titolo di far parte dell’organizzazione, e nei loro confronti sono in corso di esecuzione altrettante misure cautelari messe in opera dai carabinieri. Secondo gli inquirenti, per rendere più credibili le richieste dei falsi invalidi, venivano accompagnati presso le commissioni mediche da finte badanti a loro volta già indebitamente riconosciute invalide. Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo hanno consentito di accertare truffe ai danni dell’Inps per 1 milione e 500mila euro. L’inchiesta è partita dalla vendetta di una donna tradita che aveva trovato e portato via numerosi documenti dalla casa dell’ex compagno. Voleva dei soldi per restituire quello che per i carabinieri ha rappresentato il libro mastro della truffa all’Inps. Le carte compromettenti scoperte nell’appartamento hanno inguaiato Giovanni Tantillo, 41 anni, che aveva troncato la relazione con la donna, coinvolgendo anche Giuseppe Cinà, 61 anni, considerato il capo delle banda, e Nicola Cipolla, 63 anni, autista e tuttofare di Cinà. Emblematiche le intercettazioni emerse, dove Cinà afferma: “Non voglio lavorare più, e potevo lavorare… io non lo voglio, io, la pensione, lo Stato mi deve campare!, io il muratore facevo, facevo il barista…”. Stesso privilegio che dovevano avere anche le pesone allo stesso vicine: “… tu devi prendere 800 euro al mese. Ci arriveremo, stai tranquilla … Tu sei l’amante mia e tu camperai come dico io, hai capito?”

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