Una sola piattaforma, tante moto diverse. Nell’industria automobilistica è uno schema che si usa già da tempo – il gruppo Volkswagen sul pianale della Golf V del 2003 costruiva una ventina modelli – e che permette di diversificare molto la produzione mantenendo ragionevoli i costi. Quella motociclistica, come accade spessissimo (basti pensare all’ABS), insegue e Yamaha è stata una delle prime ad applicare questo principio, o quantomeno a farlo con profitto. La MT-09 Tracer, attualmente la seconda moto più venduta in Italia, grazie anche a un prezzo imbattibile, è un ottimo esempio di questa filosofia progettuale e industriale. Telaio, motore e parte delle sospensioni sono condivisi con il resto della famiglia MT-09 (Master of Torque), tutto il resto è dedicato. La formula è quella che ora va per la maggiore, la “crossover” – una volta enduro stradale – la linea è accattivante, la guida facile e divertente e la qualità ottima. Se non è la moto perfetta, poco ci manca.

L’ingrediente segreto (di Pulcinella, giacché le moto più desiderate sono tutte così) è la posizione di guida eretta, unita al manubrio largo. Ci si stanca poco e si padroneggia bene il mezzo, riuscendo anche ad andare forte con molta facilità. La Tracer non sfugge alla regola, anzi la sviluppa in modo quasi estremo. La sella è duretta, considerato il tipo di moto, spinge il corpo a stare leggermente caricato in avanti, in posizione “d’attacco” e la ciclistica è davvero molto agile. Per strada significa affrontare le curve con grande naturalezza e a velocità sostenuta. Basta pensare e la Yamaha è già in piega. Il motore, poi, conquista in ogni situazione. Docilissimo in terza marcia, anche fin sotto il 2.000 giri e quasi a passo d’uomo, ha una ripresa istantanea, dei medi regimi molto corposi e un allungo vigoroso fino oltre gli 11.000 giri. Ci sono anche tre mappature ben distinte tra loro, difficile pretendere di più.

Anche il passeggero sta comodo e con un bel tris di bauli si possono fare delle vacanze molto “dinamiche”, visto che il serbatoio da 18 litri e un consumo ragionevole portano l’autonomia reale tra un pieno e l’altro a quasi 300 km. Abs e Traction Control sono di serie (disattivabili), così come la presa 12V sul cruscotto, sempre comoda, al contrario del pomello per regolare il precarico del mono senza chiave inglese: un peccato. A proposito di sospensioni, è il reparto dove la Tracer soffre di più. La forcella è molto, troppo morbida, mentre l’ammortizzatore posteriore fatica a copiare bene le sconnessioni. Nella guida sportiva si traduce in una certa sensibilità ai trasferimenti di carico e se ci si spinge a velocità da autobahn tedesca, è facile innescare qualche ondeggiamento sopra i 180 km/h. Sono difetti che troveranno solo i più “smanettoni”, ma sono la diretta conseguenza di un prezzo di listino inferiore di circa 2.500 euro rispetto alla concorrenza.

Yamaha MT-09 Tracer – la scheda

Che moto è: una crossover di medio-alta cilindrata, oppure una enduro-stradale, molto stradale. Ha una vocazione nettamente sportiva, ma se la cava benissimo anche in città e non disdegna il mototurismo
Che cosa cambia: rispetto alle altre MT-09 mantiene il telaio, il motore, il cambio e parte delle sospensioni, tutto il resto è dedicato
Le concorrenti: Ducati Hyperstrada, Honda Crossrunner, Kawasaki Versys 1000, KTM 1050 Adventure, MV Agusta Stradale, Suzuki V-Strom 1000, Triumph Tiger 800 XRx
Altezza sella: 845-860 mm
Ciclistica: avancorsa: 100 mm; angolo di sterzo: 24°
Peso: 210 kg in ordine di marcia, con serbatoio pieno (18 litri)
Motore: 3 cilindri; alesaggio e corsa 78 x 59.1 mm; cilindrata totale 847 cc; raffreddamento a liquido, distribuzione bialbero a camme (DOHC), quattro valvole per cilindro. Potenza max all’albero 115 CV a 10.000 rpm; coppia max all’albero 87,5 Nm a 8.500 rpm
Cambio: a 6 rapporti
Sospensione anteriore: forcella rovesciata regolabile in precarico ed estensione, steli Ø 43 mm Escursione ruota 137 mm
Sospensione posteriore: forcellone oscillante con monoammortizzatore regolabile in precarico ed estensione. Escursione ruota 130 mm
Pneumatici: ant: 120/70-17; post: 180/55-17
Pregi: motore infinito, leggerezza, agilità, facilità di guida
Difetti: forcella troppo morbida, ondeggiamenti alle alte velocità
Produzione: Iwata, Giappone
Prezzi: 9.590 euro franco concessionario
In vendita: da subito

Articolo Precedente

Nuova Fiat 500, la prova del Fatto.it – È sempre lei – FOTO

next
Articolo Successivo

Nissan Pulsar DIG-T190, la prova del Fatto.it – Sportiva in incognito – FOTO

next