La pubblica amministrazione è particolarmente esposta alla corruzione nei settori degli appalti e dei fondi pubblici, ma mostra ancora “scarsa sensibilità per l’antiriciclaggio” e questo accresce la sua vulnerabilità. Il risultato è una “diffusa percezione del fenomeno” corruttivo, che “mina la fiducia del cittadino nelle istituzioni e nella politica”. A sottolinearlo è il rapporto annuale dell’Unità informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, che avverte come “le minacce di riciclaggio in Italia sono significative a causa della diffusione e della pervasività della criminalità organizzata, della corruzione e dell’evasione fiscale“. Un allarme sostenuto da cifre: nel 2014 Bankitalia ha ricevuto circa 71.700 segnalazioni di operazioni sospette, quasi 7mila in più rispetto al 2013.

Per i tecnici di Palazzo Koch “le vicende più recenti pongono in luce come la corruzione sia divenuta anche il mezzo attraverso il quale forme sempre più evolute di criminalità organizzata si infiltrano nell’apparato pubblico, ne condizionano le scelte e così ampliano la penetrazione nel tessuto economico e sociale anche in contesti diversi da quelli tradizionali, con gravi danni per la collettività”. Questo tipo di criminalità “ha sempre meno bisogno di ricorrere all’intimidazione e alla violenza, perché mira a integrarsi nelle istituzioni, a minarle dall’interno”.

L’Uif dedica un intero paragrafo all’evasione fiscale, che spesso è il presupposto alla creazione di riserve di denaro che viene poi riciclato. “I reati fiscali costituiscono un presupposto ricorrente dei fenomeni di riciclaggio. L’evasione fiscale coinvolge in modo diffuso e trasversale vaste fasce di cittadini, riduce le risorse a disposizione della collettività e delle principali politiche sociali, alimenta l’economia sommersa. La globalizzazione dei mercati favorisce l’evoluzione e il consolidamento degli schemi elusivi, che si avvalgono di transazioni commerciali, interposizioni fittizie, articolate triangolazioni finanziarie, anche su scala internazionale. Ne deriva un quadro di scarsa trasparenza dell’operare economico e un’artificiosa complessità delle transazioni, che contribuiscono a creare un ambiente propizio al riciclaggio dei proventi derivanti anche da altri e più gravi reati”.

Tuttavia l’Uif rileva “una vera e propria trasformazione culturale” che produce risultati “in termini di volumi, e anche di tempestività e qualità delle segnalazioni” che sono parte emergente “di una potente e capillare azione di scrutinio dell’attività economica che gli operatori svolgono a fini di contrasto del riciclaggio”. “Solo qualche anno fa, in presenza di operatività “anomale”, intermediari e professionisti si sarebbero sentiti legittimati a non porsi domande, forti del pensiero che pecunia non olet“, sottolinea il rapporto. “La crescita del sistema di prevenzione ha modificato sostanzialmente tale approccio: l’operatore è tenuto a farsi e a fare domande e, tramite la Uif, dispone di un canale agile, efficace e riservato di interlocuzione con il sistema di contrasto”. Le 24 ispezioni condotte nel 2014 hanno riguardato anche comparti diversi dall’intermediazione bancaria come risparmio gestito, private banking, trading online e operatività degli istituti di pagamento. Per la prima volta l’Unità ha effettuato accertamenti in società di revisione, esercenti attività di custodia e trasporto di valori e operatori di gioco.

Positiva ma insufficiente poi l’introduzione del reato di autoriciclaggio, approvato dal Parlamento lo scorso anno: secondo il rapporto “rappresenta un’apprezzabile soluzione di compromesso tra le diverse posizioni che per anni hanno animato il dibattito giuridico. Il testo della nuova norma pone alcune incertezze interpretative; sarà l’esperienza applicativa della riforma a verificarne l’effettiva capacità di deterrenza e repressione delle condotte criminali”. Viene però rilevato che “norme adeguate sono essenziali, ma sono destinate a restare inefficaci se manca la condivisione di fondo degli obiettivi da parte della società civile: il sistema delle segnalazioni delle operazioni sospette offre agli operatori l’opportunità di divenire protagonisti nella lotta alla criminalità finanziaria; di fare una precisa scelta di campo, abbandonando agnosticismi e disponibilità alla connivenza”.

Infine il terrorismo. Secondo la relazione dell’Unità informazione finanziaria di via Nazionale, il finanziamento del terrorismo presenta rispetto al riciclaggio caratteristiche peculiari che incidono sulla sua individuabilità: le somme necessarie per le esigenze organizzative e operative non sono in genere di ammontare elevato; i fondi hanno tipicamente una provenienza lecita e il loro utilizzo per finalità illecite viene dissimulato attraverso attività imprenditoriali o caritatevoli di facciata; il trasferimento delle risorse avviene attraverso circuiti diversificati di tipo sia formale sia informale. Tali capacità mimetiche rischiano di nascondere la reale entità della minaccia e di far ritenere il sistema legale immune da illecite strumentalizzazioni. Occorre invece affinare le tecniche di prevenzione fondandole sull’attenta valutazione di un insieme composito di elementi riguardanti l’anomalia finanziaria delle operazioni, i profili soggettivi di chi ne è l’autore, i luoghi di provenienza e destinazione dei fondi; è pertanto indispensabile integrare tutte le informazioni disponibili nel sistema”.

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