simple songQuando uno come Jim O’Rourke, polistrumentista di Chicago che negli Anni Novanta è stato il fulcro delle scene musicali più interessanti, collaborando, tra i tanti, con Sonic Youth, Bill Callahan e Wilco, beh diventa difficile credere che quello che si sta per ascoltare sia un disco di semplici canzoni. Il titolo del suo nuovo lavoro Simple Songs, infatti, è menzognero: gli otto brani che lo compongono sono tutt’altro che semplici. Al contrario sono composizioni raffinate e gran parte del piacere che si trae ascoltandole, è merito degli arrangiamenti, sempre ricercati, che rendono Simple Songs una gemma preziosa.

Il sound è molto Anni Settanta, con quella tendenza al Prog verso cui Jim O’Rourke vira ogniqualvolta i ritmi si fanno complessi e il pianoforte prende il sopravvento, come in Friends with benefits, il bellissimo brano che apre il disco, o in That Weekend. Col tempo la sua voce si è fatta più roca, c’è una certa similarità timbrica con Cat Stevens, sebbene O’Rourke non potrebbe mai avere quel genere di dolcezza. Le canzoni sono la miscela di un umore scuro e misantropo con improvvisi raggi di sole nelle sinfonie. E sono proprio questi che sono il punto di forza di Simple Songs. Album consigliato.

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