Era successo l’anno scorso con i Rolling Stones al Circo Massimo, si è ripetuto all’Autodromo di Imola con gli Ac/Dc. Due eventi a loro modo storici, con lo stesso colpo d’occhio: una distesa di persone, con le mani alzate non per incitare la band, ma per filmare il concerto con il cellulare. Non c’è live ormai che non venga immortalato migliaia di volte, in video amatoriali tutti identici e, diciamolo, il più delle volte di scarsissima qualità, con audio distorti e immagini tremolanti. In una parola: inguardabili.

Giovedì notte, all’esibizione degli Ac/Dc si è avuta un’altra dimostrazione: quando è partito l’intro di ‘Back in Black’, una delle pietre miliari del rock, che pochi possono dire di aver ascoltato dal vivo, nelle prime file dominavano gli smartphone. Non sto parlando di qualche breve video o di foto ricordo scattate ogni tanto, ma di persone che si sono perse interi brani, che hanno ripreso dalla prima all’ultima nota, senza abbassare il telefono nemmeno per applaudire. Del resto bastava voltarsi indietro verso il pubblico (92 mila persone), per vedere insieme alle lucine rosse delle corna (il cerchietto con il simbolo della band, vendutissimo durante tutte le tappe del tour) file e file di cellulari accesi e alzati in aria. L’autodromo appariva letteralmente tappezzato. Canzone dopo canzone.

Certo, è solo un aspetto di un fenomeno molto più ampio e complesso, eppure viene spontanea una domanda: perché guardare una performance, magari irripetibile, solo da un dispositivo? Perché non godersi il momento senza filtri, ascoltare la musica senza troppe distrazioni, ballare, cantare – perché no – urlare, dedicarsi per due ore solo ed esclusivamente al concerto con tutto quello che si porta dietro, lasciando le riprese e le documentazioni audio/video a chi le fa di mestiere?

La diffusione capillare degli smartphone sta cambiando non solo il modo di fruizione di uno spettacolo, ma anche il modo di concepirlo e di viverlo. E non in meglio. Si assiste a un live, si compra il biglietto, si arriva ore prima guadagnandosi il posto migliore solo per avere una riproduzione dello show, da condividere sui social in tempo reale. Non per esserci davvero, ma solo per poter dire: “Io c’ero”.

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