In questi giorni di alta pressione africana (che sta sempre più soppiantando il più fresco anticiclone delle Azzorre), parrebbe inopportuno parlare di pellicce. Ma il post si impone, data la notizia “clamorosa” che leggete di seguito: lo stilista Hugo Boss ha deciso di eliminare completamente le pellicce animali da ogni futura collezione.

La decisione era già stata preannunciata nel ‘Bilancio di Sostenibilità 2014’, e grazie alla collaborazione tra l’azienda e la Fur Free Alliance, oggi Hugo Boss ha ufficialmente annunciato il passaggio al fur-free. Così Hugo Boss si unisce ad una lista crescente di marchi e rivenditori fur-free, tra cui Tommy Hilfiger, Calvin Klein, Stella McCartney, Zara, e Asos e tra gli italiani Elisabetta Franchi, Geox, Miniconf.

Bene, non possiamo che dirci soddisfatti che un importante marchio della moda non si renda più responsabile di uccisione di animali per vestire le persone. Resta il fatto che di solito chi rinuncia alle pellicce vere, non rinuncia a quelle sintetiche, simpaticamente definite ‘ecologiche’. Un’altra furbizia dell’industria: definire ‘eco’ un derivato dal petrolio: pellicce ecologiche, ma anche ecopelle, e così via. Hugo Boss cosa farà? boh.

Ma, a parte ciò, resta il fatto che vestirsi rinunciando al mondo animale o all’estrazione del petrolio dalle viscere della terra, è davvero arduo. Qui sì che viene messa a dura prova la coerenza individuale. Trovatemi ad esempio un vegano che non indossi capi realizzati con materiali sintetici. A cominciare dalle scarpe. E così, se è vero che nessun animale è stato ucciso per colpa nostra, è altresì vero che grazie al nostro capo di plastica il pianeta è un po’ più inquinato.

Del resto, vogliamo vestirci naturale? Niente pellicce, niente pelle, magari solo cotone. L’inverno ci metterebbe a dura prova, ma forse si può, usando il multistrato. Ebbene, ecco l’impatto ambientale di una t-shirt di cotone: 2649.79 litri di acqua (pensate al Lago d’Aral…); 0.09 kg di fertilizzanti; 0.05 kg di pesticidi; 0.54 kg di carburanti fossili; 2.7 kg di Co2; 0.05 kg di altri gas.
Caspita, un bel casino la coerenza, non c’è che dire!

Articolo Precedente

Opere incompiute, raccolta petizioni per segnalarle e chiedere interventi in “Il Paese degli sprechi” su change.org

next
Articolo Successivo

Ecoballe: è ora di smaltirle all’estero

next