A Parma c’è chi gli immigrati li ospita in casa e chi invece li vuole tenere lontani dal quartiere in cui vive. Oltre trecento persone a Baganzola, frazione alle porte della città ducale, hanno marciato con le fiaccole accese contro il progetto di un centro di accoglienza che dovrebbe aprire in una ex scuola dell’abitato. “Questa non è una protesta razzista, ma Baganzola non deve diventare un ghetto – spiegano Davide Portaro e Manuel Dall’Aglio, gli organizzatori dell’iniziativa – Manifestiamo il nostro dissenso contro il centro di accoglienza e contro chi lo gestisce, che non garantisce la sicurezza del territorio. Non ce l’abbiamo con gli immigrati, ma con le istituzioni”. In testa al corteo in cui sfilano giovani, anziani, famiglie con bimbi piccoli, sventolano soltanto bandiere italiane, dietro allo striscione “Alcuni italiani non si arrendono”. A guidare la marcia c’è anche Pier Paolo Mora, ex coordinatore di CasaPound Parma, che però sottolinea di essere presente “come semplice cittadino libero”. Non ci sono simboli dell’associazione di estrema destra né di altre forze politiche, ma gli attivisti di CasaPound già lo scorso aprile avevano occupato l’ex scuola del quartiere Golese per alcuni giorni proprio per protestare contro la decisione di adibirla a centro di accoglienza.

Nei giorni scorsi il comitato aveva chiesto un incontro al sindaco Federico Pizzarotti, all’assessore alla Sicurezza Cristiano Casa e al prefetto, senza però ricevere risposta. “Siamo di fronte a un’emergenza umanitaria e la prefettura ci ha chiesto una struttura da utilizzare per gli immigrati – spiega l’assessore Casa a ilfattoquotidiano.it – Non si può pensare che il profugo sia l’equivalente di criminale e quindi di insicurezza”.

La struttura, che non è ancora stata attivata, era stata individuata dal Comune su disposizione della prefettura per far fronte all’emergenza profughi. Gli abitanti però non hanno gradito la scelta e si sono organizzati nel comitato Golese Sicura, raccogliendo quasi 800 firme in un mese. Poi la fiaccolata organizzata per le strade del paese, non per una manifestazione contro la violenza o a ricordo di vittime innocenti, come si fa solitamente, ma per opporsi al progetto di solidarietà. “No al centro di accoglienza”, è la scritta che si legge a chiare lettere sullo striscione davanti alla processione. “Baganzola non deve essere dimenticata, dov’è finito il sindaco?” gridano alcune donne con in mano le fiaccole accese. Una frase che si ripete e rimbalza tra i gruppetti di persone in corteo, mista all’idea di una sicurezza che potrebbe essere compromessa per sempre dalla presenza degli immigrati nel paese.

All’apertura dell’iniziativa un gruppo di antifascisti ha contestato i manifestanti: “Vi hanno convinto a unirvi per far guerra ai più sfortunati del mondo, che arrivano da zone disastrate, che scappano da problemi che neanche immaginate. Dovreste aiutarli, e invece li volete cacciare. Vi dovreste vergognare!” hanno gridato dall’altra parte della strada, separati dai cordoni della polizia. Ma la colpa, spiega Portaro, “è del Comune e della prefettura, che non hanno informato i cittadini sul progetto e che non pensano alle conseguenze. Baganzola ha già tanti problemi di sicurezza, i cittadini hanno diritto di sapere quello che succede”.

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