La ripresa italiana c’è ma è “timida“. E la crescita del Pil, sia quest’anno sia il prossimo, sarà “al di sotto di quella attesa sia dall’area euro che dell’intera Ocse”. Ad attestarlo è la stessa organizzazione parigina per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo ultimo Employment outlook. Ma a preoccupare gli analisti è soprattutto la disoccupazione, in particolare quella giovanile che lo scorso anno ha raggiunto un tasso del 42,7%, definito “inquietante“, anche perché è aumentato di 2,7 punti rispetto al 2013 e più che raddoppiato dal 2007. Così come i livelli registrati in Spagna (51,8%) e Grecia (50,1%). Preoccupante anche il “forte aumento” dei Neet, i giovani che non sono impegnati in un percorso di istruzione o formazione, non hanno un impiego né lo cercano. In Italia questa condizione riguarda “più di una persona su 4 di età uguale o inferiore ai 29 anni”, rileva l’Ocse. Questo, insieme al fatto che la disoccupazione giovanile che “è rimasta a livelli molto elevati in alcuni Paesi dell’Ocse”, fa temere “che le prospettive lavorative di molti giovani usciti da poco dal sistema scolastico siano compromesse in modo permanente”. In questo quadro, la Penisola continua a spendere troppo poco per le politiche attive del lavoro: solo lo 0,41% del Pil, “parecchio sotto alla media Ocse (0,53%) e a quella di molti Paesi dell’Europa continentale”.

Il tasso complessivo dei senza lavoro nel 2014 ha raggiunto un picco del 12,7%, oltre 6 punti percentuali in più rispetto a prima della crisi: nel 2007 era al 6,1%. Solo nel 2016 comincerà a scendere, passando sotto il 12% nel quarto trimestre. Sempre l’organizzazione parigina segnala in crescita l’incidenza della disoccupazione di lungo periodo: nel 2014, il 61,5% dei senza lavoro lo era da almeno 12 mesi, contro il 56,9% del 2013. In Italia è però aumentata la partecipazione alla forza lavoro, salita al 64,9%, pari allo 0,6 punti percentuale in più rispetto al 2013: l’incremento maggiore nella fascia d’età 55-64 anno, dal 45,3% del 2013 al 48,9% del 2014.

Nell’area euro il tasso di disoccupazione, nel 2014, si è attestato all’11,4% ed è previsto in calo al 10,8% nel 2015 e al 10,3% nel 2016. “Il deficit occupazionale è stato particolarmente importante nei Paesi della zona euro più colpiti dalla crisi come Grecia, Irlanda e Spagna“. “Nella zona euro la disoccupazione è continuata ad aumentare durante la crisi fino al 2013, anno nel quale ha toccato l’apice al 12% prima di iniziare una lenta discesa

Quanto alla crescita, “resterà timida per un po’ di tempo”, con un Pil in aumento, “secondo le più recenti stime Ocse”, rispettivamente dello 0,6% nel 2015 e dell’1,5% nel 2016, tassi che come scrive l’organizzazione nel suo Employment outlook “sono entrambi al di sotto della crescita prevista per l’eurozona e l’insieme dell’Ocse”.

Giudizio positivo sul Jobs act, che secondo l’Ocse “aumentando gli incentivi alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato con il nuovo contratto a tutele crescenti, ed estendendo la copertura dei sussidi di disoccupazione, rappresenta un importante passo avanti verso la riduzione delle diseguaglianze di lungo periodo e l’eliminazione della segmentazione” del mercato del lavoro italiano. La riforma, scrive l’organizzazione parigina, contiene anche “importanti misure per aumentare le risorse destinate alle politiche attive sul mercato del lavoro, e migliorarne l’efficacia”. Vanno però ancora “rafforzate e rese più efficienti” le politiche attive. In quest’ottica “un elemento chiave” sia la nuova agenzia Agenzia Nazionale per le politiche Attive del Lavoro (Anpal), che viene definita “un passo significativo nella giusta direzione“.

 

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