“Sono convinto che la persona disabile che lavora genera ricchezza, sia per l’azienda che per sé stesso, diventando un elemento di forza per la società. E con Jobmetoo siamo riusciti a realizzare questa idea”. Daniele Regolo la disabilità la vive sulla sua pelle fin dall’infanzia. In 43 anni, però, non ha dovuto fare i conti solo con sordità, ma anche con la sensazione che le persone con handicap venissero inserite nel mondo del lavoro come delle zavorre: “Veniamo considerati come dei minorati che non riusciranno mai a diventare adulti”, racconta. “Io sono diventato adulto nel 2010, a 37 anni”. Quando con un diploma di ragioneria e una laurea in Scienze politiche in tasca si è licenziato dall’azienda sanitaria marchigiana nella quale era stato assunto a tempo indeterminato dopo aver vinto un concorso. “Stavo tutto il giorno allo sportello, a contatto con il pubblico. Leggevo il labiale delle persone. Per me era un inferno. Ho commesso un sacco di errori e ho capito che quel posto era sì sicuro, ma non era adatto a me. Così ho deciso di diventare impopolare”.

Da qui la scelta di mollare tutto, prendersi un lungo periodo di stacco – “come gli alcolisti”, ride – e uscire dal “guscio” dentro il quale i disabili – “a volte spinti anche dalle famiglie” – si rinchiudono. Alla fine capisce cosa vuole fare nella vita: riempire un “vuoto di mercato” e dare una mano alle persone con handicap a trovare un lavoro. Un lavoro per cui siano veramente tagliate, e non di ripiego. Così nel 2011 nasce la start-up Jobdisabili, grazie anche a un contributo del Fondo sociale europeo: “Un sito fatto in casa”, una società con sede legale a Milano e sede operativa a Civitanova Marche (Macerata) che in pochi mesi raccoglie 2500 utenti. L’anno dopo, Regolo vince la Global social venture competition, organizzata dall’Università di Berkeley e da Altis (Alta scuola impresa e società dell’Università Cattolica).

Nel 2013 arriva la svolta: il portale di recruiting dei lavoratori disabili riceve un finanziamento di 500mila euro da 360 Capital partner, una società di gestione europea specializzata in venture capital. La nuova sfida si chiama Jobmetoo che apre i battenti a marzo dello scorso anno ed è la prima agenzia di inserimento al lavoro dedicata unicamente alle persone con disabilità, a cui anche ilfattoquotidiano.it si è rivolta. Regolo ha reclutato una quindicina di dipendenti, disabili e non, che da un ufficio condiviso con altre start-up in via Paolo Sarpi a Milano perseguono un obiettivo: “Dare una possibilità a tutti, partendo dal basso”.

Il servizio offerto è gratuito e funziona come un filo diretto tra chi cerca lavoro e le aziende. Basta iscriversi alla piattaforma online, inserire il proprio curriculum, cercare le posizioni aperte nella bacheca e aspettare di ricevere messaggi personalizzati di “job alert”, per rendere “indipendenti persone che troppo, nel mercato del lavoro, sono considerate un peso”. Mentre le aziende hanno la possibilità di mettere i propri annunci e selezionare direttamente il personale appartenente alle categorie protette in modo rapido ed efficace, che permette di scavalcare le liste del collocamento e i centri per l’impiego. Il raggio d’azione di Jobmetoo si estende su tutto il territorio nazionale. “Vogliamo superare il principio della legge 68/69 che obbliga le aziende ad assumere un tot di disabili in base alla sua grandezza, magari piazzandoli in posti non adatti e non sfruttando così le loro capacità. Certo – dice Regolo – non vogliamo nasconderci dietro un dito: le persone con disabilità hanno dei limiti, noi cerchiamo di aiutare i datori di lavoro a capire dove funzionano meglio. Microsoft, ad esempio, ha annunciato l’assunzione di migliaia di autistici perché sono migliori in certi tipi di lavoro”. E a guardare i numeri del primo anno di vita sembra che le cose funzionino. “Abbiamo ventimila iscritti e duecento aziende che si rivolgono al nostro portale”.

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