scuola disabili 640

 

Gentile associazione Tutti a scuola,
sono la madre di un ragazzo di quasi 20 anni nato con un lieve ritardo mentale a causa di una malattia genetica sconosciuta.

Capisco che la mia richiesta potrà sembrare bizzarra ma io e mio marito abbiamo sperato fino all’altro giorno che mio figlio venisse bocciato. Sì, proprio bocciato. Giovanni purtroppo ce l’ha fatta ed ha conseguito un diploma di maturità che probabilmente (anzi sicuramente) non gli servirà mai. 

Avevamo chiesto ai suoi insegnanti ed al neuropsichiatra che lo segue di aiutarci in questo apparentemente folle proposito. La scuola che Giovanni ha frequentato, un istituto alberghiero del centro di Napoli, ci è sembrata felice di “liberarsi” di nostro figlio eppure si tratta di un ragazzo socievole e sorridente. Anche il medico, gentile e professionale, ha scrollato le spalle e ci ha detto che ora si sarebbe aperto un altro ciclo per la vita di Giovanni.

Io lo so che potrei apparirle come una madre esasperata ma temo che dopo la scuola per Giovanni non ci sia più nulla. Ed allora di quale ciclo di vita si tratta? Di che parla il dottore? Mi creda, Giovanni era felice di andare a scuola tutte le mattine, di impegnarsi nei turni di sala o di sforzarsi a scrivere. Dopo la maturità, dopo la scuola, cosa accadrà? 

Mi aiuti, la prego.
Adele, mamma di Giovanni

Questa lettera rappresenta un esempio di come e quanto sia difficile la vita per le famiglie che hanno un figlio disabile che termina il percorso scolastico.

Nella perdurante e colpevole assenza dello Stato che vede sparire (che ne direste di un’anagrafe, signori politici?) questi giovani ai quali viene destinato (Trentino Alto Adige escluso) una misera pensione di invalidità la storia di Giovanni rappresenta una delle migliaia di storie dei ragazzi disabili italiani.

In questi casi le parole non servono, serve invece una politica (con la maiuscola) che si faccia carico attraverso scelte precise di prendersi cura di queste famiglie.

In Italia, qualcuno converrà, purtroppo la politica si scrive sempre con la minuscola.

E più che delle famiglie, siamo più attenti e capaci a prenderci cura delle banche.

Auguri Giovanni.

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