La procura di Bologna sta indagando sulle due ordinanze con le quali il sindaco Pd Virginio Merola, nei mesi scorsi aveva imposto il riallaccio dell’acqua corrente a due grandi palazzi occupati: uno in via De Maria e l’altro nella ex sede Telecom di via Fioravanti, entrambi nel quartiere della Bolognina. Si tratta della prima volta in Italia che i pm indagano anche sulla base a una presunta violazione all’articolo 5 della legge 47 del 2014, il cosiddetto Piano Casa voluto dall’ex ministro Maurizio Lupi. La norma prevede che “chiunque occupi abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”. L’approvazione della legge aveva sollevato immediate proteste e accuse di incostituzionalità.

Al momento per la vicenda non ci sarebbero indagati da parte dei pm bolognesi e non è chiaro neppure se per le ordinanze del sindaco Merola siano stati aperti dei fascicoli ex novo: è possibile infatti che questi approfondimenti investigativi facciano parte delle inchieste già aperte da tempo sulle occupazioni e per le quali i due stabili sono anche stati posti sotto sequestro (anche se per ora i tentativi di sgombero sono stati respinti dagli occupanti). Dalla Procura trapela pochissimo: “Si tratta di ordinari approfondimenti – si è limitato a dire il procuratore aggiunto e delegato ai rapporti con la stampa Valter Giovannini – trattandosi di immobili di grandi dimensioni oggetto di decreto di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”.

Di sicuro c’è solo che alcuni giorni fa i poliziotti della Digos, su delega del pubblico ministero Antonello Gustapane, si sono presentati a Palazzo d’Accursio, sede dell’amministrazione, per chiedere i documenti relativi all’ordinanza con la quale il primo cittadino il 23 aprile scorso aveva ordinato alla multiutility Hera la fornitura immediata di acqua nello stabile di via De Maria, dopo che il titolare del palazzo sei mesi prima la aveva interrotta. Nell’edificio ci sono 22 minori di 10 anni, sei neonati nati durante l’occupazione, anziani e disabili. In totale 60 persone che avevano preso possesso dello stabile organizzati dal collettivo Social log. “Dato che gli occupanti abusivi non possono richiedere l’allacciamento a pubblici servizi – scrisse l’amministrazione ad aprile per spiegare l’ordinanza – e che la mancanza d’acqua potabile costituisce un serio pericolo per la tutela della loro igiene e per la sanità pubblica, il Sindaco ritenendo quello all’acqua un diritto fondamentale, soprattutto a fronte alla presenza di soggetti deboli, ha ravvisato la necessità di prevenire il verificarsi e il diffondersi di pericoli per la salute”.

Stesso discorso per quanto riguarda il palazzo ex Telecom di via Fioravanti, la più grande occupazione abitativa in città, partita a dicembre 2014 sempre organizzata da Social log. All’interno del palazzo ci sarebbero 280 persone e il 29 maggio 2015 Merola aveva imposto anche in quel caso l’allaccio dell’acqua. Alla notizia della polizia in Comune il primo cittadino si è detto tranquillo: “Hanno chiesto la documentazione e noi gliela stiamo dando – ha commentato Merola – Stiamo offrendo la massima collaborazione, non abbiamo altro da aggiungere”. La notizia ha sollevato invece le polemiche dell’opposizione che già protestò quando quelle ordinanze furono emesse. Marco Lisei, consigliere comunale di Forza Italia, parla di Merola come “complice dell’illegalità”. Dall’altra parte il deputato di Sel, Giovanni Paglia: “Il sindaco ha fatto solo il suo dovere”.

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