Il Parlamento ungherese ieri sera ha approvato con i voti della maggioranza governativa e degli estremisti nazionalisti di Jobbik una legge che prevede l’espulsione con procedura accelerata degli immigrati dall’Ungheria e la costruzione di una barriera di filo spinato lungo la frontiera con la Serbia.

“Nel 2014 – secondo l’ultimo report Amnesty International – più della metà dei rifugiati e migranti che avevano attraversato il confine con l’Ungheria dalla Serbia ha viaggiato lungo la rotta dei Balcani occidentali dalla Grecia, la maggior parte attraverso l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia”. Il percorso “nonostante i rischi è più sicuro di quello attraverso il Mar Mediterraneo”. Secondo Gauri van Gulik, vicedirettore di Amnesty per Europa e Asia Centrale:”Serbia e Macedonia sono diventate un ricettacolo per le ondate di profughi e migranti che in Europa nessuno sembra voler ricevere”. Il numero di persone bloccate alla frontiera tra Serbia e Ungheria dal 2010 è aumentato del 2.500% (salendo da 2.370 a 60.602).

In realtà quella approvata dal Parlamento in Ungheria non è una nuova legge ma, tecnicamente, una modifica della normativa esistente sull’immigrazione che limita il diritto d’asilo di migranti e rifugiati in Ungheria dopo che quest’anno è stato raggiunto il numero record, circa 67 mila.

Non si è fatta attendere la presa di posizione dell’Onu che ha criticato duramente le nuove regole che permetteranno alle autorità di cancellare le richieste d’asilo, nel caso in cui i richiedenti lasceranno per più di 48 ore e senza autorizzazione la loro residenza.

A rincarare la dose si è aggiunta anche Amnesty International che sempre nella relazione, basata su quattro missioni di ricerca in Serbia, Ungheria, Grecia e Macedonia condotte tra luglio 2014 e marzo 2015, definisce le migliaia di richiedenti asilo:”Vittime di abusi violenti e estorsioni da parte di autorità e gang criminali, abbandonati da un sistema di asilo Ue fallimentare” che restano “intrappolati senza protezione in Serbia, e Macedonia”.

Solo pochi giorni fa l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) aveva lanciato l’allarme migranti per la cifra record, nei primi sei mesi del 2015, di 137.000 tra rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo verso l’Europa. In quel rapporto l’Unhcr segnalava anche un’altra inversione di rotta con il superamento della rotta del Mediterraneo centrale (dal nord Africa verso l’Italia) da parte della via del Mediterraneo orientale (dalla Turchia verso la Grecia). Ma a causa del sistema di accoglienza greco limitato a meno di 2.000 posti, oltre 1.000 persone ogni giorno entrano dalla Grecia proprio in Ungheria, Serbia e Macedonia lungo la cosiddetta “rotta dei Balcani” verso l’Europa occidentale. E la crescente chiusura delle frontiere si denunciava non fa mancare lungo il percorso casi di abusi e violenze da parte di trafficanti e reti criminali.

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