Doveva essere il giorno del commissariamento del Partito democratico ligure. Si è conclusa, invece, con una fumata bianca la segreteria regionale in cui Giovanni Lunardon si presentava da dimissionario. La conferma è arrivata a notte inoltrata, al termine di una maratona in cui sono volati gli stracci tra i renziani vicini a Raffaella Paita e la minoranza dem. A fare da arbitro il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, giunto da Roma per tentare una ricomposizione impossibile tra le due anime del partito locale. “Sono qui per lavorare insieme agli amici del Pd ligure dopo la sconfitta elettorale, per contribuire insieme a loro a ricostruire le condizioni per attrezzarsi alle sfide del futuro“, aveva auspicato al suo arrivo. Ma, nonostante le buone intenzioni, il Cap di via Albertazzi è stato teatro dell’ennesima resa dei conti. Al centro, ancora una volta, le primarie vinte nel gennaio scorso da Paita, tra brogli e polemiche, che hanno portato all’addio al Pd dello sfidante Sergio Cofferati. “C’è stato uno strappo grave, gravissimo, probabilmente maturato prima, che aveva un progetto politico di sottofondo. Andare in Grecia a partecipare a una manifestazione contro il nostro stesso Paese è il coronamento di quel progetto politico”, ha detto Paita, contestata da un’ampia parte dei delegati presenti. “Non ti volevano”, urla qualcuno dalla platea, quando l’ex delfina di Burlando attribuisce la sconfitta alle ultime elezioni alla scissione di Luca Pastorino e Rete a Sinistra. Duro anche l’ex assessore regionale alla Sanità, Claudio Montaldo: “C’è stato un sentimento che ha visto lacerare qualcosa con la nostra storia”. Ultima parola a Guerini che ha annunciato l’introduzione dell’albo degli elettori per le primarie locali. Ma non si è sbilanciato sull’ipotesi commissariamento. “Stasera ho cercato di costruire una soluzione concordata, spazi di incontro e di mediazione che ci potessero portare verso il congresso. Al momento non ne abbiamo trovati” di Lorenzo Tosa
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