Me lo chiede la città. Io non vorrei, per carità, non ho l’ambizione politica di diventare sindaco di Milano. Ma, cosa vuole, nel 2016 ci sono le elezioni, Giuliano Pisapia ha detto che non vuole più ricandidarsi, la confusione è grande sotto il sole, dunque mi candido anch’io. Me lo chiede la città. Un discorsetto come questo è tra i più ricorrenti in queste settimane negli ambienti politici milanesi. Ho provato anche per scherzo, talvolta, a dire al mio interlocutore del momento: tu dovresti proprio candidarti a sindaco. Aspettavo dinieghi secchi o sguardi di compatimento. Ho ricevuto invece per lo più conferme: se me lo chiede la città…

Il metodo di scelta ancora non si sa: primarie sì o primarie no? E se sì: di partito o di coalizione? E se di coalizione: quanto aperta? Intanto, via con i nomi. I concorrenti sono una schiera. Non ancora candidati, ma candidati a essere candidati. C’è Emanuele Fiano, ottimo parlamentare del Pd, considerato il candidato numero uno dei renziani. C’è Pierfrancesco Majorino, assessore all’assistenza che si è dato da fare come un matto per l’emergenza profughi e che rappresenta la sinistra del Partito democratico. Ci sono i Giovani Neorenziani: il segretario cittadino del partito, Pietro Bussolati; l’assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran, la trentenne responsabile esteri nazionale Lia Quartapelle. Ma ci sono anche i Renziani più Renziani, come il ministro delle Politiche agricole con delega all’Expo, Maurizio Martina.

Poi c’è la ‘Banda delle Quattro’ che vorrebbero la continuità della linea Pisapia: il vicensindaco e assessore all’urbanistica Ada Lucia De Cesaris; l’assessore al lavoro Cristina Tajani; l’assessore al verde e allo sport Chiara Bisconti; la consigliera regionale Lucia Castellano, eletta nella lista di Umberto Ambrosoli, ex candidato presidente alla Regione che a sua volta è ora in corsa per Milano.

Infine ci sono gli Effetti Speciali. C’è chi giura che sia pronto a correre, su investitura dell’amico Renzi, Andrea Guerra, l’ex manager di Luxottica. Ci terrebbe molto anche Livia Pomodoro, ex presidente del Tribunale di Milano. Si è fatto il nome pure di Mario Calabresi, direttore della Stampa, che tornerebbe volentieri nella sua città. Per la serie direttori di giornale, candidato fortissimo è Ferruccio de Bortoli, malgrado gli sgarbi che sta facendo negli ultimi tempi a Renzi (o forse proprio per questo?). Il candidato dei candidati è il ‘Rasputin di Expo’, Giuseppe Sala, che sta bene su tutto, piace a destra e sinistra e, avendo dimostrato di saper indorare benissimo i non buoni risultati dell’esposizione universale, sarebbe perfetto per farci ingoiare i conti pessimi del Comune nei prossimi anni (anche a causa dei debiti che lascerà Expo). Sala potrebbe giocarsela contro Stefano Boeri, architetto ed ex assessore alla cultura di Pisapia. O con Gianluca Vago, rettore dell’Università Statale, che ha già avanzato proposte per il problema dei problemi di Expo, e cioè cosa fare dell’area dopo l’esposizione. Tra i candidabili Vip c’è Manfredi Catella, il boss di Hines, che avendo venduto i grattacieli di Porta Nuova agli arabi del Qatar ha tempo libero. E Francesco Micheli, finanziere e musicofilo, che però essendo abituato a esercitare il potere vero, vivrebbe Palazzo Marino come un downgrade. Hanno annunciato di correre anche Antonio Di Pietro, un grande ritorno al passato, e Vittorio Sgarbi, un ritorno al trash. Per Corrado Passera sarà l’occasione di far decollare la sua nuova creatura politica, dopo che ci avrà spiegato quanto ci è costato il decollo dell’Alitalia dei capitani coraggiosi. Tra tanti che “glielo chiede la città”, a Gherardo Colombo l’hanno chiesto davvero, di candidarsi, e lui ha detto che sono matti.

il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2015

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