Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro della Grecia, lo spettro del risveglio dell’orgoglio dei popoli europei contro la dittatura dell’economia, contro la violenza del sistema finanziario e dell’usurocrazia pudicamente chiamata “Unione Europea”.

Atene, piazza Syntagma si riempie in attesa dei risultati del referendum

Aggiornando ulteriormente il “Manifesto” di Marx: tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo nuovo spettro, non meno avversato di quello del comunismo a suo tempo evocato dallo stesso Marx: Merkel e Renzi, Schulz e Juncker. Quale partito seriamente antagonista non è stato tacciato di populismo e di antieuropeismo dai suoi avversari di governo? Sempre parafrasando il “Manifesto” di Marx e portandolo all’altezza dei tempi (non mira a fare altro, in fondo, questo articolo, riprendendo riga per riga la prefazione del “Manifesto” di Marx e aggiornandola): quale partito d’opposizione non ha rilanciato l’infamante accusa di populismo tanto sugli uomini più progrediti dell’opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari?

Da questo fatto scaturiscono due specie di conclusioni.

1) L’opposizione ferma e risoluta contro il sistema europeo dell’egemonia dell’economia spoliticizzata e della Banca Centrale è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. È la prova di quel che già Spinoza diceva nel “Trattato teologico-politico”: l’oppressione e l’asservimento possono essere condotti solo fino a un certo grado; superato il quale, i popoli reagiscono, sentendo calpestato il proprio orgoglio e la propria dignità. È quanto sta avvenendo in Grecia: i Greci ci insegnarono la democrazia più di duemila anni fa. E stanno riprendendo a insegnarcela.

2) La Grecia di Tsipras, con il referendum, ha segnalato chiaramente che è pronta a reagire. Il referendum è sogno uno dei “signa prognostica”: il futuro è aperto, occorre vedere cosa seguirà in concreto dal referendum. Per intanto, constatiamo che c’è stato un segnale forte e chiaro: l’oppressione comincia a essere percepita chiaramente connessa con l’Unione Europea in quanto tale. Frasi fatte come “ce lo chiede l’Europa” e “ci vuole più Europa” si rivelano, allora, per ciò che realmente sono: strumenti di deresponsabilizzazione usati per giustificare l’intensificarsi ogni giorno crescente dell’ordine neoliberista con primato assoluto del mercato sovrano.

È ormai tempo che i partiti d’opposizione al regime neoliberista d’Europa espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del populismo un manifesto del partito stesso, una piattaforma programmatica che – Tsipras sembra averlo colto benissimo – intrecci tra loro i due momenti della lotta per l’emancipazione (la lotta che fu di Marx e di Gramsci) e della sovranità nazionale democratica.

La lotta contro il sistema neoliberista non può non passare, oggi, dalla sovranità nazionale democratica, contro l’internazionale liberal-finanziaria del mercato transnazionale che supera la politica, la democrazia e le decisioni sovrane dei popoli. Quel che è avvenuto in Grecia può costituire un punto di partenza per una svolta epocale. Occorre vedere quali sviluppi ne seguiranno. Il futuro è aperto. Il dogma dell’irreversibilità dell’euro e dell’Unione Europea inizia a scricchiolare. La civiltà europea nacque in Grecia: e dalla Grecia pare poter oggi risorgere.

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