Secondo alcune indagini, la famiglia di Roberto Spada è una di quelle che, fra droga ed estorsioni, controlla gli affari loschi del litorale romano insieme ai Fasciani, il clan protagonista dell’inchiesta del FattoTv i cui esponenti sono stati recentemente condannati in primo grado per mafia. Il personaggio balza agli onori delle cronache un paio di mesi fa, quando il senatore Pd Stefano Esposito, commissario del partito a Ostia, scopre che Spada aveva condiviso su Facebook un post del deputato 5 Stelle Alessandro Di Battista. “Reggente del clan Spada è fan di Di Battista”, tuona il senatore democratico. Apriti cielo. Dal quel momento il suo nome sarà uno dei nervi scoperti della battaglia fra dem e grillini in un crescendo di accuse mentre la magistratura continua a scavare nel malaffare che avvelena Roma.

Il 4 giugno, giorno della seconda tranche dell’inchiesta Mafia Capitale che ha travolto i Democratici, il presidente del partito Matteo Orfini picchia duro: “Al M5S, i cui principali esponenti sono gli idoli delle cosche di Ostia, spiego che non è un caso che si diventi idoli dei clan”. Loro non la prendono bene, tant’è che parte subito la querela dal vicepresidente grillino della Camera Luigi Di Maio. Non la prende bene neanche Spada che si sente tirato in ballo dalle parole del commissario del Pd romano, ma intanto la sua popolarità sui social continua a crescere. A chi gli fa notare la sua parentela con una delle presunte famiglie di mafia di Ostia lui risponde rabbioso, come nei casi del senatore Esposito e di Federica Angeli, cronista di Repubblica già sotto scorta per le minacce ricevute.

Eppure le vicende giudiziarie che hanno coinvolto gli Spada non fanno pensare bene anche se a Roberto, incensurato, lo hanno soltanto sfiorato. Come nel 2013 quando, insieme a suo fratello Carmine “Romoletto”, oggi in carcere con l’accusa di estorsione, finisce in un’inchiesta sul duplice omicidio a Ostia di due pregiudicati. Nelle carte dell’ordinanza i pm, nonostante i due fratelli non siano colpiti dal provvedimento di custodia cautelare, li indicano come referenti della famiglia criminale. Un anno dopo è il turno del cugino Armando che finisce in manette con l’accusa di avere messo in piedi un sistema corruttivo aggravato dal metodo mafioso nel pilotare l’assegnazione di alcune concessioni balneari. Insieme a lui va in carcere l’ex direttore dell’Ufficio tecnico di Ostia Aldo Papalini.

I riflettori si accendono nuovamente su Roberto quando poche settimane fa i locali della scuola di danza gestita dalla moglie vengono sequestrati perché abusivamente occupati dal 2000. Ma lui si difende e ha la risposta pronta su tutto: “Droga? In gioventù ho visto al massimo un pezzetto di fumo. La palestra? A Nuova Ostia sono tutti abusivi”. E le accuse di mafiosità? Quelle non lo sfiorano: “Altrimenti, se fossi un mafioso, non sarei così esposto mediaticamente. L’unica mafia a Ostia è quella del Pd”. Ma di prendere le distanze dall’operato dei parenti nei guai con la giustizia non ci pensa proprio: “Mio cugino quasi non lo conosco e su mio fratello dico che uno è innocente fino al  terzo grado”.

Ora, dopo l’arresto dell’ex presidente del Municipio X, Andrea Tassone, del Pd, a seguito della seconda parte dell’operazione Mondo di Mezzo, Spada sta accarezzando, neanche tanto per  per gioco, l’idea di candidarsi alle prossime elezioni amministrative. “Non credo di essere la persona ideale a fare il mini-sindaco di Ostia – ammette – ma tantissima gente me lo chiede e oramai e ci sto pensando seriamente”. Non il Movimento 5 Stelle, del quale Spada è un fan. Tant’è che lo stesso Beppe Grillo, a Ostia il 27 giugno per la fiaccolata della legalità, ha pubblicamente preso le distanze dalla famiglia: “In queste ore esponenti del clan Spada hanno espresso pubblicamente il loro sostegno al M5S. Ebbene, del loro sostegno non ce ne facciamo nulla. Lo respingiamo al mittente”  di Lorenzo Galeazzi e Luca Teolato, montaggio di Paolo Dimalio

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