“Il governo ha ignorato una norma che può salvare la vita degli imprenditori e dei consumatori”. L’emendamento alla legge di Stabilità che prevede la moratoria di 12 mesi ai mutui l’ha firmato il deputato M5S Francesco Cariello, ma quello che è diventato il provvedimento dopo l’accordo con l’Associazione bancaria italiana non lo convince più. E ora lancia un appello all’esecutivo: “Siamo al paradosso che una norma approvata dal Parlamento e sostenuta dai ministeri, viene frenata dalle banche. Io chiedo di aprire un tavolo tecnico di confronto al più presto. Non possiamo assistere impotenti alla morte di tanti imprenditori soffocati dai debiti”. La moratoria, che per la prima volta vale anche per i crediti al consumo, è diventata operativa a metà giugno, ma fortemente ridimensionata: si prevede infatti la sospensione del pagamento della quota capitale del mutuo per un massimo di 12 mesi (e non 3 anni come chiedeva Cariello nel testo originario) e per una sola volta nel periodo che va dal 2015 al 2017. E soprattutto si continuano a pagare gli interessi alle banche.

Che cosa prevede la moratoria dei mutui?
Abbiamo pensato a una possibilità per imprenditore e consumatore di autofinanziarsi usando il proprio mutuo. Come? Io, se sono in difficoltà, chiedo alla banca di congelare la quota capitale che sto restituendo: si allunga il tempo di ammortamento, riconosco alla banca gli interessi per questo congelamento e mi tengo in tasca tutta quella restituzione che avrei dovuto fare.

In che modo può aiutare i consumi?
La ratio è dare liquidità alle imprese per fare gli investimenti e ai consumatori per supportare la domanda. Una sorta di manovra economica. Secondo i dati ufficiali, sappiamo che la precedente moratoria del 2009 aveva generato una liquidità di 20 miliardi di euro. Noi con la nostra (3 anni di sospensione e aperta a tutti) avevamo l’ambizione raddoppiarla.

Chi ci perde e chi ci guadagna?
Secondo me si tratta di un accordo “win to win”. Da una parte alla banca rientrano più soldi. E’ una cosa che può sembrare anticonformista detta da un deputato M5S, ma in questo momento non è quello che importa. Importa che il mutuatario che non può pagare la propria rata possa reagire. Dall’altra aiutiamo non solo chi è in grave difficoltà, ma anche una serie di piccoli imprenditori che possono fare investimenti vitali per crescere.

E’ un favore alle banche?
No. Se tu hai un debito con me e io te lo devo congelare, io ti sto concedendo un ulteriore prestito. E quindi tu mi devi ripagare per la concessione della sospensione della restituzione della quota capitale. In questo momento poi i tassi bancari sono bassi e conviene. Certo se i tassi fossero più alti, uno ci penserebbe due volte prima di chiedere la moratoria.

Perché allora la norma è stata annacquata?
Io avevo chiesto che ci fosse un confronto tra il ministero dell’Economia, quello dello Sviluppo economico, l’Associazione banche italiane (Abi), le associazioni delle imprese e dei consumatori. Da questo tavolo sarebbe dovuto nascere il dettaglio operativo di come rendere applicabile la norma. Il governo aveva 90 giorni di tempo, ma non li ha sfruttati e ha lasciato fare all’Abi che il 31 marzo ha presentato due proposte di accordo: una con le imprese, dove si vede che c’è stata una pseudo trattativa, e una con i consumatori, che invece è stata discussa solo con alcune associazioni (escluse sigle come Altroconsumo). Si è lasciato campo libero all’Abi.

La colpa è del governo?
Il ministero dell’Economia ha trascurato la norma e non le ha dato il giusto valore. Da una parte abbiamo gli imprenditori che si suicidano e le aziende che chiudono per i debiti con le banche, dall’altra abbiamo un provvedimento di questo tipo e lo mettiamo nel cassetto. Siamo al paradosso che il Parlamento approva una norma, il governo dà parere favorevole e l’Abi frena.

Cosa chiede che venga modificato?
La durata e la platea che può beneficiare della misura. Si è pensato a una durata limitata della moratoria rispetto ai 3 anni che auspicavamo e la norma applicata è molto restrittiva: riguarda chi è sull’orlo del baratro. Così si va verso la discrezionalità della banca di decidere a chi concedere la sospensione, mentre noi volevamo che riguardasse tutti coloro che ne volevano usufruire senza bisogno che fossero con l’acqua alla gola. Per questo ho lanciato un appello perché si riapra il tavolo.

E qualcuno le ha risposto?
Ho fatto un’interrogazione al Mef. Il ministero dello Sviluppo mi ha detto che è favorevole al tavolo, ma dipende dal dicastero dell’Economia: si rimpallano la risposta. Per questo io rilancio e ora tocca al governo.

Le Piccole e medie imprese, a cui Gianroberto Casaleggio è molto legato, sono l’interlocutore privilegiato del Movimento 5 Stelle?
E’ chiaro che il cofondatore M5S sia sensibile al tema essendo anche lui un imprenditore, ma non c’entra. Noi parliamo alle Pmi che non si sentono più rappresentate: le grandi aziende hanno i loro santi in paradiso, mentre le piccole sono vicine a noi perché sanno che siamo pronti ad ascoltarle.

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