Cucina

Kurni, dalle Marche arriva un Montepulciano di successo (da abbinare con i piatti della tradizione)

Marco Casolanetti (titolare con la compagna Eleonora Rossi dell’azienda Oasi degli Angeli) racconta come nasce uno dei vini più premiati dalle guide enologiche italiane

di Giulia Cacopardo

Il Montepulciano è uno dei vitigni a bacca rossa più amati della nostra penisola; autoctono dell’Italia centrale, è coltivato soprattutto in Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia. A Cupra Marittima, in provincia di Ascoli Piceno, Marco Casolanetti ed Eleonora Rossi dell’azienda Oasi degli Angeli – compagni nella vita e nella professione di viticoltori – negli anni Novanta hanno fatto della loro versione 100% Montepulciano un nome conosciuto in tutta Italia e premiato dalle più importanti guide enologiche italiane: il Kurni.

Da quanto tempo producete il Kurni IGT?
Eleonora ed io abbiamo iniziato a fare vino nei primi anni Novanta, ma in realtà abbiamo ripreso a fare vino perché la famiglia di Eleonora – il cui soprannome è Kurnì e dal quale il vino prende il nome – è sempre stata una famiglia di viticoltori storici, da 4 o 5 generazioni.

Da dove viene il soprannome Kurnì?
Deriva dal nome di un albero, diffuso nei boschi intorno alla nostra azienda: il corniolo. Con il legno di quest’albero – duro, resistente e flessibile – si costruivano le ruote dei carri e i manici degli attrezzi agricoli. I Kurnì – rimasti in campagna a lavorare terreni difficili e poveri – erano quindi considerati testardi e tenaci come il corniolo.

Questo vino ha riscontrato un gran successo, a cosa è dovuto?
Intanto spero che sia dovuto al fatto che il vino è buono! Poi mi auguro che il Kurni rappresenti il posto da cui proviene, il suo territorio, le uve con cui è fatto e le persone che lo fanno.
Ci sono stati degli appassionati che ci hanno seguito sin da subito (la prima annata del vino in commercio è del ’97), ma sicuramente da parte nostra c’è stata molta ricerca dal punto di vista della produzione e la volontà di proseguire nella tradizione e di continuare a utilizzare il Montepulciano, che è un vitigno con grandi potenzialità e sul quale quindi abbiamo puntato.

Come viene vinificato?
Il mosto fermenta dentro tini di legno di rovere da 25 e 30 hl per circa 20 giorni. Dopo la fermentazione rimane in macerazione con le bucce per i successivi 20-25 giorni. Infine il vino viene svinato e messo in affinamento in botti di legno (da 225-228 litri) per circa 20-21 mesi.

Che cos’è che la appassiona di più del suo lavoro?
Ciò che mi appassiona è il contatto con il posto in cui vivo e la sua comunità. Noi ci troviamo a Cupra Marittima, nel sud delle Marche, in un Sito d’Interesse Comunitario, che è ricco di boschi ed è l’unico luogo nelle Marche dove nascono spontaneamente il mirto, l’erica e la felce. È un luogo situato vicino al mare, ma non molto distante dai Monti Sibillini, quindi beneficia dell’influenza dell’uno e degli altri. Credo che il sud delle Marche sia veramente molto bello. Qui è ancora presente una comunità di contadini, di persone che sono rimaste a coltivare la terra e lo fanno da diverse generazioni.

Di solito con cosa è abbinato il Kurni?
Con i piatti del nostro territorio, del Piceno appunto: olive all’ascolana, vincisgrassi, ciauscolo. Sono piatti adatti a questo tipo di vino molto fruttato, ricco e strutturato. Nella fase d’ingresso in bocca – soprattutto quando è giovane – il Kurni ha questa nota fruttata abbastanza spiccata che poi evolve andando avanti col tempo. Il Montepulciano è un vitigno che è facilmente “fruibile” sin da subito, ma poi si “assottiglia” col tempo, diventando quindi più complesso. Viene abbinato anche con animali di bassa corte come pollo arrosto o coniglio alla cacciatora.

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