Foto. Mauro Villone
Foto. Mauro Villone

 

Da morire dal ridere, se non fosse che c’è da piangere, ma a dirotto proprio e per tutti, per giunta, visto che il problema riguarda l’intero pianeta.

Qualche giorno fa la Presidente del Brasile Dilma Rousseff ha “promesso” a Obama, nel loro incontro, che avrebbe posto fine al disboscamento illegale. “Mi scompiscia” avrebbe detto Totò, visto che le leggi le firma lei e le fanno i suoi scagnozzi. Quello che è illegale oggi può dunque diventare legale domani. Ma andiamo per ordine.

Scena numero uno. Uno spot pubblicitario mostra un Roberto Carlos (famoso e storico cantante, quasi un’istituzione, che potremmo definire il Celentano brasileiro) giulivo, al tavolo un ristorante insieme da amici, che accetta felice una ragguardevole bisteccona di manzo. “Ooooohhhh!”. Sono tutti stupitissimi, visto che lui era diventato vegetariano. Ma la fettona è “Friboi” il marchio nazionale che garantisce qualità. Dunque. Non solo in Brasile si mangia un casino di carne, ma il suo consumo è ancora spinto oltremisura.

Scena numero due. I “Grileros”, killer assoldati a poco prezzo, ammazzano senza problemi indios e non indios che si ribellano troppo al disboscamento selvaggio dell’Amazzonia, per fare posto ai pascoli di cui c’è una richiesta sempre crescente da parte dei fazenderos senza scrupoli. Solo poco tempo fa hanno dato fuoco, secondo la denuncia di Survival, a un accampamento di indios Tupi-Guarany.

Scena numero tre. Si disbosca a un ritmo impressionante e si vende legname prezioso a poco prezzo, per poi destinare il terreno a pascolo. Quando gli armenti mettono zoccolo sul terreno è finita, ci vorrebbero secoli per riforestare. In pochi giorni è stato distrutto ciò che la natura impiega millenni a realizzare.

Scena numero quattro. Sono io che, in un viaggio attraverso tutto il Brasile mi imbatto in distese a perdita d’occhio su verdi pascoli e montagne all’orizzonte. Foresta poca, se avvisto insiemi di piante è più facile siano per la produzione di carta o di soia e canna da zucchero transgeniche, coltivate da schiavi.

Scena numero cinque. Un sostenuto commando militare, un po’ di tempo fa, viene inviato in missione in Amazzonia. Obbiettivo: difendere i poveri indios sterminati dai “grileros”. Una farsa, serve per dare la notizia in pasto ai media.

Risultato. Il magnifico Pantanal ha già perso il contatto con l’Amazzonia, che sembra un gigante depilato. Il clima sta cambiando. Tutti zitti, non se ne deve parlare. Perché il proprietario del miliardario marchio “Friboi” è il figlio dell’ex-presidente Lula. Si lui, quello che viene sbandierato a destra e a sinistra come l’uomo del cambiamento. In realtà ha sfruttato l’immagine dei poveri per acquisire consenso popolare e prendere il potere che poi ha passato a Dilma, il suo burattino. Dicono vorrebbe ripresentarsi alle prossime elezioni. È un eroe. Nessuno si lamenti poi se ci saranno i temporali d’inverno, le secche devastanti in estate, l’innalzamento globale della temperatura e del livello degli oceani. È solo lo scotto da pagare per avere grandi persone al potere.

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