E’ ancora la giustizia a paralizzare la maggioranza. Da una parte il Nuovo Centrodestra ex berlusconiano e dall’altra il Pd, l’ennesima impasse è sulla prescrizione, il cui testo è stato approvato a marzo alla Camera ma che ora è all’esame del Senato, dove gli equilibri (e il conto dei voti) sono diversi. E dopo un nuovo vertice di maggioranza, riunito al ministero della Giustizia, è uscito un nuovo nulla di fatto, con le posizioni ancora distanti. Risultato che ha dato vita a un gruppo di lavoro ristretto del quale fanno parte il responsabile giustizia del Pd, David Ermini, il capogruppo di Area Popolare in commissione Giustizia al Senato Nico D’Ascola, e la relatrice del disegno di legge a Palazzo Madama Rosaria Capacchione. Questi tre dovranno trovare “una soluzione da portare a una successiva riunione” come ha spiegato uscendo da via Arenula Carlo Giovanardi. Secondo il capogruppo del Pd in commissione giustizia alla Camera Walter Verini, comunque, “è stato fatto un passo avanti” e “si può arrivare al raddoppio dei termini di prescrizione per i reati di corruzione. La volontà comune è quella di mettere al primo posto la lotta alla corruzione: su questo insiste il Pd e spero si arrivi ad allargare il consenso”.

Il problema, ha spiegato l’alfaniano D’Ascola, “è che la prescrizione deve essere aumentata limitatamente ai reati di corruzione”. Ap, ha sottolineato, “è per una soluzione moderata, per evitare che gli eccessi portino a processi troppo lunghi”. I dati forniti dal ministero, ha osservato D’Ascola, “dimostrano la percentuale dei reati prescritti è minima, non c’è un’emergenza. Noi siamo favorevoli a un aumento dei termini per scongiurare anche questa percentuale, ma tutto quello che è ulteriore determina processi troppo lunghi”. Dunque “bisogna trovare un bilanciamento – ha insistito D’Ascola – e Ap è anche disposta a fare una proposta provocatoria: rinunciare alla prescrizione ma creare una struttura determinata dei processi, con termini perentori tra una fase e l’altra, che li faccia svolgere in tempi rapidi”. Al vertice erano presenti anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il suo vice Enrico Costa e la presidente della commissione Giustizia alla Camera Donatella Ferrante (Pd). “Sono fiduciosa che si arrivi a un accordo – ha commentato la Ferranti – che permetta, nel corso del secondo passaggio qui alla Camera, di approvare rapidamente la proposta di legge”.

Gli emendamenti depositati in commissione al Senato al ddl sulla prescrizione sono 59. E, come spiega l’agenzia politica Public Policy, basta leggere le proposte di modifica per avere un quadro delle diverse posizioni sul tavolo. Un emendamento Pd – a prima firma del capogruppo Beppe Lumia – aumenta per esempio della metà la prescrizione anche per i per i reati di peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, promessa al pubblico ufficiale o all’incaricato di un pubblico servizio di denaro o altra utilità, istigazione alla corruzione. In direzione opposta un emendamento di Area popolare – identico ad un emendamento di Forza Italia – che punta a sopprimere l’articolo sull’aumento per i reati di corruzione propria, impropria e in atti giudiziari. Il Movimento Cinque Stelle, dal canto suo, con un emendamento che sostituisce il primo comma dell’articolo 157 del codice penale, punta ad aumentare della metà, rispetto al massimo della pena edittale, il tempo necessario a prescrivere per tutti reati, che dovrà essere “comunque un tempo non inferiore a otto anni se si tratta di delitto e a cinque anni se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria”.

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