Prendi un piccolo teatro di provincia e mettilo insieme a un gruppo di artisti italiani e stranieri. Aggiungi una passione smisurata per l’opera e la voglia di portare la cultura a tutti. Ma proprio tutti. È così che nasce Adopt a Theatre, l’idea di un gruppo di artisti per rilanciare la produzione dell’opera italiana. Siamo a Bevagna, in Umbria, in uno dei borghi più belli d’Italia: poco più di 5mila abitanti in provincia di Perugia. Il progetto è gestito dall’associazione musicale OperaExtravaganza, che ha deciso di appellarsi al web per una raccolta fondi tutta speciale a favore della cultura.

“Il crowdfunding nasce dalla constatazione della scarsa attenzione delle istituzioni alla propria cultura, al proprio territorio e, in generale, alla mancanza dei fondi per la tutela del patrimonio – spiega Susanna Ohtonen, soprano finlandese e presidente dell’associazione OperaExtravaganza – Abbiamo pensato che le nuove tecnologie, accessibili oramai a tutti, ci permettevano di far entrare nelle case degli utenti e degli appassionati di tutto il mondo e abbiamo dato vita al progetto”.

“In Comune si sono fidati di noi e ci hanno dato carta bianca. Anche loro vorranno vedere come gestiremo i prossimi eventi in teatro e in streaming”

La campagna è partita lo scorso 1 maggio e in un mese ha raggiunto il 54% dei fondi richiesti, raccogliendo quasi 5mila euro. L’obiettivo è quello di rilanciare l’attività del teatro Francesco Torti di Bevagna, un piccolo gioiello risalente al 1886. Il Comune ha accettato di buon grado l’iniziativa, sostenendo gli artisti: “Siamo grati al Comune di Bevagna per essere stati così ricettivi. Si sono fidati di noi e ci hanno dato carta bianca. Anche loro vorranno vedere come gestiremo i prossimi eventi in teatro e in streaming. Se tutto andrà bene sarà interesse comune continuare”. Chi finanzia l’iniziativa riceve un apposito codice con cui seguire tutto il programma del teatro in streaming. “I posti sono limitati – spiega Susanna – ma vogliamo far sentire a tutti l’aria della cultura, anche a chi è dall’altra parte del mondo”.

L’obiettivo, poi, è quello di accompagnare gli eventi in streaming con documentari, interviste agli artisti e riprese dietro le quinte, per dare una comprensione più approfondita delle esibizioni. Il tutto, unito a racconti dall’Umbria: “Vorremmo creare un legame tra gli spettatori e questi luoghi incredibilmente suggestivi”, continua.

“Molti artisti, soprattutto all’estero e di prim’ordine, hanno dato risposte immediate e contribuito con un supporto concreto”

La reazione dei cittadini non si è fatta attendere. “Non pochi, sia in Italia che all’estero, hanno apprezzato e contribuito alla realizzazione del progetto con grande entusiasmo”. Naturalmente non tutti, nei primi tempi, capiscono di che si tratta, “ma questo è un progetto di orizzonte ampio e speriamo di poter proseguire con altri teatri”, assicura Susanna. La reazione tra gli artisti, invece, è stata variegata: molti, soprattutto all’estero, hanno cominciato a parlarne e a diffondere l’idea. Parliamo di musicisti di prim’ordine, che hanno dato risposte immediate e hanno contribuito con un supporto concreto. Altri, invece, hanno ancora difficoltà ad entrare nell’ottica della soluzione win-win, ovvero “un progetto dove c’è posto per tutti e dove tutti possono guadagnarci”.

Il prossimo passo, infatti, è quello di allargare la sperimentazione ad altri teatri, rilanciare più realtà possibili. “Vorremmo fare bene il nostro lavoro, basandoci su una rete di sostenitori ai quali piace quello che facciamo. Ci piacerebbe non pesare sul bilancio di nessuno, e vorremmo solo creare un buon bacino di utenza, alternando i titoli più amati dal pubblico con altri programmi più ricercati”, commenta Luigi De Filippi, violinista di fama internazionale, direttore d’orchestra e direttore artistico del progetto.

“Sappiamo che i fondi spesso mancano, e per questo abbiamo percorso la strada del crowdfunding. Ma sappiamo anche con certezza che la cultura crea economia”

E perché non fare di più? De Filippi va oltre. “L’obiettivo più grande è quello di portare lo stesso modello in altri teatri storici, magari coinvolgendo cori, scuole di musica, orchestre, senza escludere quelle straniere”, dice.  E quando si parla di cultura in Italia, il volto di Luigi diventa scuro. “Non tutti i politici sono uguali. A Bevagna abbiamo trovato sensibilità nei confronti del mondo artistico. Sappiamo che i fondi spesso mancano, e per questo abbiamo percorso la strada del crowdfunding. Ma sappiamo anche con certezza che la cultura crea economia. Non investire appieno sulla cultura, non avere osservatori permanenti sulla tutela dei monumenti, non inasprire le pene per chi deturpa il patrimonio sono state scelte devastanti, ripetute negli anni dai vari governi. Un Paese che ancora oggi detiene un’enorme fetta del capitale artistico e culturale mondiale – ammonisce il maestro De Filippi – avrebbe potuto e dovuto farne un’industria nazionale. Per dire, leggendo il fatturato della musica classica e lirica e del teatro di prosa in Paesi come l’Inghilterra e la Germania, si vede che è al passo delle più floride industrie del Paese. In Italia, purtroppo, non è così”. Ma c’è ancora tempo per recuperare.

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