Lo spettro del roaming per chi telefona, naviga, scarica la posta elettronica e si connette a Facebook o a Twitter in Europa non farà più paura dal 15 giugno 2017. Tra due anni, infatti, scatterà finalmente l’abolizione dei costi extra che si pagano quando si usa il proprio numero telefonico sulle reti degli altri operatori fuori dai confini nazionali. Una svolta per i consumatori europei, soprattutto perché è stata anticipata di 18 mesi la rivoluzione che consentirà, quando si viaggia nell’Unione Europea, di usare il cellulare sborsando gli stessi soldi che si spendono nel proprio Paese o di non preoccuparsi più disattivare la connessione. Lo scorso marzo, infatti, dopo mesi di audizioni, giri di tavolo e negoziati falliti, il Consiglio Ue aveva deciso di far continuare questo salasso almeno fino al 2018, firmando un compromesso al ribasso sul regolamento che avrebbe introdotto solamente una limitazione del sovrapprezzo delle telefonate oltre confine.

Così, quando ormai si pensava che l’annosa battaglia per l’abolizione delle tariffe di roaming fosse passata indenne anche sotto la presidenza lettone (il cui mandato termina proprio oggi, 30 giugno, e con il premier Matteo Renzi che aveva chiuso a dicembre 2014 il suo semestre italiano senza riuscire minimamente a scalfire la lobby delle telecomunicazioni), è stato firmato questo accordo cruciale, caratterizzato da una maratona notturna durata oltre 12 ore con il Parlamento europeo.

Se per la definizione dei dettagli tecnici toccherà aspettare le prossime settimane (sotto la nuova presidenza lussemburghese), nel testo sono già presenti i nuovi costi. L’abolizione completa dei sovraccosti del roaming, che scatterà appunto dal 30 giugno 2017, verrà infatti preceduta da un primo taglio il 30 aprile 2016. Tra 10 mesi, quindi, i tetti attualmente in vigore quando si va all’estero (0,19 euro al minuto per le chiamate, 0,06 euro per ogni sms inviato e 0,20 euro per ogni megabyte di dati scaricato) saranno rimpiazzati da un costo extra massimo di 0,05 euro al minuto per le chiamate, di 0,02 per gli sms e di 0,05 per megabyte per i dati. Il tutto Iva esclusa.

“Sono stati ascoltati i cittadini europei”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue per il mercato unico digitale Andrus Ansip. “L’intesa – ha aggiunto il commissario Ue all’Agenda digitale, Guenther Oettinger – è essenziale per consumatori e imprese in questa società”. Certo è che la concorrenza sulla telefonia e la strada per il risparmio è stata lunghissima: il testo votato fa parte del pacchetto telecomunicazioni ‘Connected Continent’ voluto dalla olandese Neelie Kroes, che prima da commissario alla Concorrenza nel 2007 e poi, dal 2010, come responsabile per l’Agenda digitale, si è sempre battuta per eliminare i costi extra sul traffico intracomunitario da cellulare. Sette anni fa, infatti, fece introdurre per la prima volta un limite massimo ai costi delle chiamate effettuate e ricevute dall’estero contro i costi eccessivi del roaming. E da allora le tariffe sono diminuite di oltre l’80%, mentre scaricare dati in roaming costa il 91% in meno.

Del resto l’azzeramento del costo del roaming farà perdere alla lobby delle telecomunicazioni un mucchio di quattrini, con il rischio concreto che i gestori possano scaricare sul traffico nazionale i mancati introiti. E più che una maldicenza, si tratta di un pericolo serio ammesso da Fatima Barros, presidente per il 2015 del Berec (l’organismo Ue che riunisce i regolatori delle tlc dei 28) secondo la quale “i costi per gli operatori ci sono e alla fine qualcuno deve pagarli”. Timori che arrivano anche da Monique Goyens, presidente dell’Associazione dei consumatori europei (Beuc): “Il demonio è nel dettaglio dell’accordo Ue, visto che l’abolizione dei prezzi del roaming dipende dal completamento della revisione del mercato all’ingrosso che sarà un duro compito”.

Per ora, però, i big europei della telefonia hanno preferito non commentare in attesa di leggere il testo definitivo dell’accordo che, va ricordato, deve passare al voto di Consiglio ed Europarlamento prima di diventare legge, anche se il disco verde è scontato dal momento che è stata già raggiunta l’intesa.

L’intesa raggiunta tra i Paesi membri è però più complessa, avendo stabilito anche le regole della net neutrality, letteralmente neutralità della rete. Un principio abbastanza semplice: tutto il traffico su Internet deve essere trattato allo stesso modo, senza creare corsie preferenziali per fare in modo che un contenuto sia caricato più velocemente di un altro o che un provider possa bloccare o rallentare l’accesso a particolari siti o servizi online. L’Ue ha, quindi, deciso che l’accesso a Internet sia libero fatta eccezione per i cosiddetti servizi specializzati (che includono anche le applicazioni in ambito sanitario) e per quelli innovativi (ad esempio la tv via web), prevedendo clausole di salvaguardia a difesa degli operatori che, nel caso di abusi, potranno recuperare i costi. Ma i critici sostengono che le norme sono contraddittorie, perché mirano a eliminare qualsiasi discriminazione dal traffico Internet, consentendo allo stesso tempo di troppe eccezioni alla regola. “Il nuovo impianto – spiega Joe McNamee, direttore esecutivo di Edri (sito specializzato in libertà digitale) – definisce in maniera talmente ampia tutto quello che non è una priorità generale che, in teoria, potrebbero essere considerati specializzati moltissimi servizi”. Critiche sono arrivate anche sul fronte o anche dell’Internet tv: il rischio è che le grandi imprese saranno in grado di offrire alta qualità dei servizi a prezzi vantaggiosi, mentre le piccole, dalle risorse limitate, non potranno neanche competere.
Restano, comunque, esclusi da queste normali misure di controllo alcuni servizi come la congestione provocata dall’inadeguatezza o dal sottodimensionamento della rete e il filtraggio e il blocco del traffico per la presenza di contenuti illegali, per adulti e dello spam o come risposta ad attacchi informatici.

Toccherà poi ai 28 Stati membri definire le modalità per vigilare sul rispetto di questi principi e le ammende per chi li dovesse violare. È il caso, ad esempio, delle offerte in “zero rating” come Spotify o SkyGo, vale a dire quelle promozioni che permettono di accedere ad alcuni servizi senza far consumare in breve tempo il traffico previsto nel pacchetto dati sottoscritto. Visto che da mesi si combatte su questo tema una battaglia tra i Paesi, l’Ue ha lasciato la patata bollente nelle mani delle singole Authority che dovranno decidere come non penalizzare i consumatori. Ad oggi, infatti, Olanda e Slovenia hanno una normativa nazionale che proibisce questa pratica che, invece, è utilizzata in altri Paesi dell’Unione, come Germania e Italia.

L’Europa ha anche provveduto a regolamentare un altro aspetto di questo accordo: la Commissione Ue dovrà definire entro i prossimi 24 mesi delle clausole di “fair use”, al fine di evitare che qualcuno acquisti una sim in un Paese in cui le tariffe sono più basse per poi utilizzarla regolarmente nello Stato in cui vive.

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