Una Santa Teresa in chiave moderna in estasi da patatine e un’erezione maschile disegnata da un costume da bagno. O ancora, salsicce allineate come le sbarre di una prigione scintillante, e un volto femminile che osserva entusiasta un bicchiere ricolmo di un liquido non meglio identificato. Per raccontare i vizi e le virtù della Capitale della Riviera romagnola l’amministrazione guidata dal sindaco Pd di Rimini Andrea Gnassi ha voluto l’arte irriverente di Maurizio Cattelan. Promotrice della mostra “Saluti da Rimini“, che tra il 1 luglio e il 30 settembre esporrà, lungo le vie cittadine, oltre mille manifesti firmati dal celebre artista contemporaneo noto, tra le altre opere, per la Nona ora, che raffigura papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, e per L.O.V.E, la mano alta 11 metri impegnata nel saluto fascista, ma con tutte le dita mozzate tranne il dito medio, installata a Milano, piazza Affari, nel 2010.

Una selezione di otto scatti provenienti dagli archivi della rivista Toiletpaper che Cattelan e il fotografo Pierpaolo Ferrari hanno selezionato apposta “per catturare i significati simbolici della città”, e che potrebbero far discutere, visti i riferimenti al sacro contaminato dal profano, come la Santa Teresa in estasi distesa su un letto di patatine fritte, o alla sessualità, raccontati con quel linguaggio esplicito e un po’ provocatorio, un ibrido fra arte contemporanea ed estetica pubblicitaria, tipico del padovano classe 1960. La possibilità che l’esposizione generi polemiche, del resto, non preoccupa Gnassi, perché l’obiettivo della mostra, assicura l’amministrazione, è “ritrarre una Rimini carica di attese, spunti e simbologie”. Compito per il quale, “Cattelan era l’interprete perfetto”.

“Il ricco immaginario di Rimini – spiega la curatrice Maria Cristina Didero – con la compresenza di antichità e modernità, di tradizione e novità, di velocità e lentezza, con le mille sfaccettature del mare, della campagna, delle atmosfere circensi, del cosmopolitismo e insieme di un sano legame con le radici, è uno stimolo ineguagliabile per la cultura contemporanea. Questo progetto pubblico è un’occasione straordinaria per guardare a tutta la complessità della città attraverso lo sguardo pungente di Toiletpaper di Cattelan e Ferrari, di proiettarne le icone in un immaginario di contrasti e cortocircuiti”. La Rimini dei Vitelloni, del circo felliniano, delle discoteche, insomma, ma anche delle spiagge affollate di bagnanti da copertina e di turisti russi. “La città degli stereotipi ma anche del fermento culturale”, per dirla con le parole di Cattelan stesso, che attraverso la mostra “guadagna un nuovo punto di vista sulla realtà”.

L’esposizione, quindi, verrà installata dal servizio di pubbliche affissioni ordinario del Comune di Rimini la notte del 30 giugno lungo le strade della città, “riprodotta in più di 1000 manifesti per moltiplicarne il potere evocativo come un autoscatto in una galleria degli specchi”. “Rimini – spiega in una nota l’amministrazione Dem – è la città in cui, nell’immaginario collettivo, gli estremi si sovrappongono. C’è una città che, nell’ultimo secolo, a ogni bivio della storia ha saputo imprimere un’accelerazione, che spesso ha giocato di anticipo con tendenze e costumi dell’Italia via via del boom, dei favolosi anni Sessanta, della congiuntura, dell’austerity, degli anni Ottanta e Novanta sino a oggi, alle prese con un deciso cambiamento. Il ritratto che gli scatti di Toiletpaper, rivista celebrata in tutto il mondo per l’ironia delle sue immagini graffianti e seducenti, creano, e che appariranno sui billboard disseminati lungo i luoghi cruciali della nostra città, è quindi una narrazione inedita tra nobiltà e criticità dell’Italia intera. Un mosaico in cui Rimini è sia contenitore che protagonista”.

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