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Arborvitae, il cimitero green del futuro: quando le ceneri del caro estinto si trasformano in un albero

Vivere secondo natura e morire allo stesso modo, oggi si può: il cimitero del futuro è green e si chiama Arborvitae. Al momento è solo un progetto, ma le sue autrici sono ben decise a realizzarlo. Intanto per farsi un'idea si può visitare l'installazione ad hoc a Villa Ada

di Patrizia Simonetti

Perché sforzarsi di vivere ecologicamente per poi non assicurarsi di morire in modo altrettanto ecosostenibile? E poi non sarebbe bello e poetico andare a trovare i nostri cari estinti in un bosco, sapendo che loro sono quel bosco? Il progetto per il cimitero green del futuro esiste e lo hanno realizzato quattro paesaggiste che si chiamano Maria Cristina Leonardi, Consuelo Fabriani, Livia Ducoli e Cloe Berni. Un paio di anni fa hanno scoperto che qualcuno aveva inventato un vaso cinerario particolare: “Ci ha incuriosito molto l’idea di un’urna biodegradabile – racconta Cloe Berni – nella quale mettere le ceneri del defunto, della terra e un seme. Così abbiamo pensato di trasformare un oggetto ad uso privato in un progetto di più ampio respiro concepito su larga scala e inserirlo nel paesaggio, cercando di trasformare l’architettura funeraria in architettura del paesaggio, un progetto cioè molto innovativo per i cimiteri del futuro”. L’idea è certo interessante e decisamente affascinante, ma presenta anche vantaggi pratici ed economici da non sottovalutare.

“A parte l’aspetto poetico – continua Cloe Berni – rinascere in un albero rappresenta una risorsa e un beneficio economico, sociale e ambientale, e a nostro avviso è vincente: tanto per cominciare, almeno da morti saremmo davvero tutti uguali, senza differenze tra chi è più ricco o meno, è davvero la livella di Totò. E poi significa biodiversità, investire negli alberi in vista di un enorme ritorno economico perché l’albero evita l’inquinamento, frena il dilavamento delle acque, fa salire il valore immobiliare della zona. Per questo decidere di rinascere in un albero rappresenta anche un atto di generosità nei confronti di chi resta”. La vera idea rivoluzionaria tuttavia sta nella trasformazione di un posto silenzioso, quieto e triste come il cimitero tradizionale, in un luogo verde di aggregazione e persino di cultura, restituendo paradossalmente nuova vita anche a zone e spazi più morti di un camposanto. “Lo abbiamo immaginato come un’opera di forestazione, – prosegue Cloe Berni – un parco da far sorgere su un’area degradata da recuperare, e come un bosco urbano attrezzato dove si possano svolgere attività culturali, con una biblioteca ad esempio, una pista ciclabile e poi una zona prettamente più boscosa da raggiungere magari proprio in bicicletta per andare a trovare il proprio caro e leggere un libro sotto l’albero nato dalle sue ceneri. In fondo l’albero è il simbolo della vita”.

Arborvitae ha avuto un primo interessamento da parte del Comune di Roma: si era pensato persino a un progetto pilota al cimitero Laurentino, ma l’incontro tra le autrici e l’assessore all’ambiente Estella Marino non ha dato finora alcun risultato concreto e tutto è rimasto fermo. “Tra il dire e il fare c’è anche un mare immobile normativo. – spiega Cloe Berni – È complicato superare cavilli legislativi e normativi. Oggi non esiste un parco-cimitero, o è l’uno o è l’altro, e un cambio di destinazione d’uso del terreno in questo senso non è semplice. Inoltre all’interno del mondo cimiteriale ci sono tantissimi interessi e contratti privati, anche se vorremmo far capire che il nostro progetto non toglierebbe certo il lavoro ad altre aziende. Stiamo quindi guardando anche fuori dall’Italia, ma sarebbe un vero peccato perdere l’occasione di realizzare nel nostro paese il primo cimitero green del futuro”.

Non crede più di tanto alla questione burocratica Maura Crudeli, sociologa dell’associazione Viteculture e responsabile della sostenibilità della manifestazione estiva romana di Villa Ada: “Sono le solite piccole mafie capitoline che non hanno voluto privarsi dell’introito della morte e quindi hanno ostacolato il progetto con giustificazioni burocratiche che non hanno nulla a che vedere con il progetto”. Affascinata da “questo concetto della morte che si trasforma in un concetto di ritorno alla terra” e per diffondere e sensibilizzare le persone sul progetto, ha così voluto realizzare a Villa Ada, per tutta la durata della manifestazione estiva Roma incontra il Mondo, una piccola installazione artistica che rappresenta Arborvitae: “Ad ogni albero abbiamo dato un nome, ma tranquilli – assicura – sotto non abbiamo seppellito nessuno”.

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