Il governo greco guidato da Alexis Tsipras ha deciso che la Borsa di Atene oggi, lunedì, resta chiusa. E le banche non riapriranno i battenti per almeno una settimana. Obiettivo, evitare il collasso finanziario dopo la convocazione per il 5 luglio di un referendum sull’austerity e la rottura dei negoziati con i creditori. “Le azioni della Banca centrale europea hanno spinto la Banca di Grecia a raccomandare la chiusura per domani delle banche del Paese e controlli sui capitali”, ha accusato Tsipras dopo la riunione del Consiglio per la stabilità finanziaria, in cui siedono il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, il suo vice Dimitris Mardas e il governatore della Bank of Greece Yiannis Stournaras.

In effetti la decisione era quasi obbligata visto che domenica pomeriggio la Bce ha congelato la liquidità di emergenza a disposizione degli istituti al livello fissato venerdì, 89 miliardi di euro. Un tetto che, a fronte della sempre più frenetica corsa agli sportelli dei greci, lunedì non consentirà di rifornire i bancomat di contante. Solo sabato sono stati ritirati altri 700 milioni di liquidità agli istituti, che hanno visto i propri depositi calare a 120 miliardi, 30 in meno rispetto allo scorso dicembre quando Syriza ha vinto le elezioni. Dopo aver ribadito che “le recenti decisioni dell’Eurogruppo e della Bce hanno l’obiettivo di cercare di soffocare le volontà del popolo greco”, Tsipras via Twitter ha tentato di rassicurare i connazionali e evitare il panico scrivendo che “i depositi bancari sono totalmente sicuri” così come “i pagamenti di stipendi e pensioni” e “nei prossimi giorni serve pazienza e compostezza“. “L’unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa”, ha concluso citando Franklin Delano Roosevelt.

Gli istituti, salvo ripensamenti, dovrebbero essere riaperti martedì 7 luglio. Il Consiglio ha raccomandato che i prelievi siano limitati a soli 60 euro a persona, con l’eccezione dei possessori di bancomat stranieri. A Cipro, durante il crac finanziario del 2013, le banche sono rimaste chiuse per due settimane e in seguito sono stati mantenuti per molto tempo tetti ai prelievi. In quel caso però la cifra massima era ben più alta, 300 euro giornalieri.

Lunedì un’altra riunione della Bce – Il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, nel comunicato diffuso dopo la riunione del board aveva sottolineato di voler “continuare a lavorare a stretto contatto con la Banca di Grecia”. Che però con il governo Tsipras è ai ferri corti da quando ha lanciato l’allarme sul rischio che Atene, in seguito all’eventuale default, debba lasciare anche l’Unione europea. Il consiglio della Bce peraltro “è pronto a rivedere la decisione” di confermare i fondi alle banche, che dallo scorso febbraio non hanno accesso ai finanziamenti ordinari, e “monitorerà da vicino la situazione e le potenziali implicazioni per la politica monetaria”. Un’altra riunione è prevista già lunedì. Martedì, poi, la Grecia non sarà in grado di ripagare la rata di rimborso da 1,6 miliardi al Fondo monetario internazionale. A quel punto l’Eurotower potrebbe decidere di tagliare (con una mossa nota in gergo come haircut) il valore attribuito ai titoli che le banche presentano come garanzia dei finanziamenti. Cosa che equivarrebbe a tagliare loro i viveri.

Varoufakis: “Se Eurozona non garantisce funzionamento delle banche nega suoi principi” – In un’intervista a Bbc radio, in mattinata, Varoufakis aveva detto che “un’unione monetaria deve fare tutto quello che serve per far sì che i depositi bancari restino accessibili per i cittadini e al tempo stesso consentire agli elettori di deliberare ed esprimersi su fondamentali cambiamenti di politiche”. Come quelli, si intende, previsti dal piano di riforme che secondo la ex troika il Paese dovrebbe mettere in campo a fronte dell’esborso di 15 miliardi di euro. Se non riesce a garantire il funzionamento delle banche, ha continuato l’economista, l’Eurozona “costituisce una negazione dei suoi principi“.

Proteste anti austerità davanti al Parlamento – Diverse centinaia di persone si sono radunate davanti al Parlamento greco, ad Atene, per protestare contro le misure di austerità chieste dell’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale e su cui i greci dovranno pronunciarsi domenica prossima. Le contestazioni sono iniziate con una dimostrazione davanti agli uffici della Commissione Ue nella capitale greca. Sul posto sono stati diffusi volantini con le scritte “La dracma è meglio della sottomissione”.

Merkel e Obama: “Fare ogni sforzo per tenere Atene nell’Eurozona” – Intanto Varoufakis, nonostante Angela Merkel sembri aver abdicato al ruolo da pontiere che ha interpretato nelle ultime settimane, continua a guardare a Berlino: il ministro ha detto alla tedesca Bild che “i capi del governo dell’Ue devono agire e tra loro il cancelliere tedesco Merkel detiene, in quanto rappresentante del Paese più importante, la chiave per la soluzione. Spero che la utilizzerà”. La Cancelliera però appare indebolita. Non è un caso se ha invitato i leader di tutti i principali partiti tedeschi a riunirsi lunedì per un meeting di emergenza sulla Grecia nella sede della cancelleria. Molti analisti ritengono probabile che, anche nel caso Atene scenda a più miti consigli fuori tempo massimo, il Bundestag faccia resistenza all’approvazione del piano di aiuti. E senza il via libera del Parlamento di Berlino, elargire nuovi fondi alla Grecia sarebbe impossibile.

Nel pomeriggio Merkel ha parlato al telefono con il presidente statunitense Barack Obama e la Casa Bianca ha diffuso una nota congiunta in cui i due leader definiscono “di notevole importanza fare ogni sforzo per tornare su un sentiero che permetta alla Grecia di riprendere le riforme e la crescita all’interno dell’Eurozona“. Intanto Parigi si prepara al peggio: il presidente francese François Hollande ha convocato per lunedì un Consiglio dei ministri per analizzare la situazione. Vi prenderanno parte, oltre al primo ministro Manuel Valls, anche i responsabili degli Esteri e delle Finanze.

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