Ho letto con attenzione l’articolo sulla possibilità di trasmettere dati in assoluta sicurezza come spiegato da Paolo Villoresi, docente di fisica all’università di Padova. Quest’articolo è comparso su questo sito il giorno dopo una intervista rilasciata da Antonello Soro che metteva in evidenza le criticità della sicurezza dei dati sanitari. In Regione Lombardia ricordo che, dopo una mia segnalazione, lo stesso Soro ha bloccato una delibera già emanata dalla giunta che permetteva la visione del datawarehouse di 10 milioni di cittadini italiani, ed in pratica, la loro vendita a enti esterni a Lombardia Informatica, non solo pubblici! Sono in attesa, insieme ai portavoce del M5s che hanno rilanciato in Consiglio regionale il mio post, di leggere le modifiche di quella delibera imposte da Soro.

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Ancor più eclatante il documento riservato di Lombardia Informatica che rivela i rischi e le incognite di questo business. Dalla perizia emergono 56 ‘non conformità‘ agli obblighi di legge in materia di tutela dei dati. Il fornitore, che da dieci anni gestisce il servizio in solitaria, incassa però 600mila euro al mese”!

In questo intreccio di notizie prende largo ancor più il mio progetto di History Health che proprio Lombardia Informatica ha definito “una bella rivoluzione”. Cominciamo da subito a dare in mano ai cittadini i propri dati sanitari con il compito di gestirli e conservarli potendoli visionare senza manipolarli.

Manderò questo post a Paolo Villoresi in modo che possa rendere History Health oltre che indipendente dalle Istituzioni anche più sicuro con server centrali ministeriali. Intanto la partecipazione e la condivisione di tutti i lettori possono diffondere maggiormente i concetti in modo tale che al più presto History Health divenga realtà: #historyhealth ognuno il proprio, nessuno il nostro #diariodellasalute.

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