Modena – “Harlem, 1958”. 57 tra i più grandi musicisti jazz e personalità legate al mondo della musica jazz ritratte in un unico e solo scatto in una via di Harlem, in New York City, su invito di Art Kane. Questa sarà la sua prima foto. Lo scatto che segnerà il passaggio definitivo di Kane da art director a fotografo. “Mio padre ha avuto una carriera come direttore artistico ma ad un certo punto ha voluto fare il salto da quello che sceglie l’immagine, organizza e dirige l’impaginazione a quello che invece veramente crea l’immagine”.

E’ Jonathan Kane a raccontare la storia di come il padre, Art, riuscì a combinare ‘la più grande foto a tema musicale mai fatta prima’. Spiega Jonathan, “la rivista Esquire aveva in progetto di fare qualcosa sul jazz. E allora mio padre ha avuto l’idea di chiamare tutte le persone coinvolte in qualche modo con questo genere musicale. Sparse la voce, disse ai musicisti che conosceva ‘fatevi trovare ad Harlem domenica alle 10’. Mi raccontò che lui e l’art director pensarono ‘chi verrà? Siamo fortunati se saranno in dieci o quindici…’. Ma arrivarono in 57”.

Cinquantasette tra i più grandi musicisti di tutti i tempi dell’epoca del jazz, che di certo non passarono di certo inosservati. “Mio padre dovette distribuirli lungo la scalinata e sul marciapiede. Era quasi riuscito a disporli tutti che poi tanti bambini che erano in giro per le strade iniziarano ad arrivare, ad interagire con loro. Il direttore artistico allora disse ‘via via… questi bambini non li vogliamo in questa immagine’. Mio padre, invece, ha detto ‘no, no li vogliamo, li mettiamo a sedere, qui sul marciapiede’. Alla fine anche Count Basie, quel signore sulla destra, si mise a sedere di fianco ai ragazzini. Trovata l’impostazione, Art Kane scattò”.

Una “foto leggendaria, che fece la storia” spiega Jonathan e uno degli scatti che fino al 20 settembre saranno in mostra a Modena, a Palazzo Santa Margherita, per una retrospettiva dedicata al fotografo a vent’anni dalla sua scomparsa nel novantesimo anniversario della sua nascita. Una retrospettiva in cui un centinaio di fotografie classiche e inedite ci fanno capire come Kane abbia contribuito a formare l’immaginario visivo della seconda metà del Novecento. Immagini che ancora oggi sono attuali e spesso rivoluzionarie, proprio come lo erano allora, negli anni Sessanta-Settanta.

Fotografo di grandi artisti (come The Who, Bob Dylan, Jim Morrison), ‘prestato’ alla moda, ritrattista, Kane realizzò anche moltissimi scatti di sensibilizzazione politica e sociale. Come ‘Indians of All Tribes’ che Kane fece nel 1970 per Look Magazine. “Questa immagine rispecchia un momento importante della storia americana -racconta Jonathan- e cioè quando i nativi americani furono costretti a lasciare la terra ferma. L’unico posto che potevano occupare era l’isola di Alcatraz che allora era già una prigione. Qui mio padre riuscì ad entrare e organizzò tutti i nativi americani in un unico blocco. Il risultato è stato ancora quello di realizzare una foto storica che Look Magazine pubblicò su un’uscita sul 65° sui diritti civili e in cui compaiono delle figure chiave del movimento della promozione dei diritti dei nativo americani”.

Altre foto sociali, di denuncia, sono i due scatti della serie ‘Songs of Freedom’ (1965) in cui Art Kane fa uso della tecnica sandwich (abbinamento di due o più diapositive messe a registro nello stesso telaio) per cercare di spingere sul concetto di oppressione razziale. Una gabbia, una bandiera americana disposta al contrario, come simboli di emergenza e sopraffazione. Ma sono davvero tanti gli scatti di Kane che vengono presentati a Palazzo Santa Margherita e che spaziano da un genere all’altro mantenendo un filo conduttore di assoluta originalità e genialità dell’artista. Un fotografo davvero ‘punk’ per la tecnica (come lo definisce anche Guido Harari) ma allo stesso tempo rigoroso nell’imprimere su pellicola le sue idee.

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