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Beatrice Rana: “Per affermarmi sono andata all’estero. In Italia serve una vera educazione musicale nelle scuole”

Classe 1993, la pianista pugliese ha conquistato le platee di mezzo mondo con il suo talento cristallino: "L'Italia mi ha dato moltissimo, ma Francia e Stati Uniti sono stati decisivi per cominciare il mio percorso".

di F. Q.

Beatrice Rana è nata nel 1993 eppure, a soli 21 anni, è una delle punte di diamante del panorama concertistico italiano. A 18 anni aveva già vinto il primo premio al Festival di Montreal, e da allora è stata una marcia trionfale in giro per il mondo, suonando il suo pianoforte nei teatri più importanti del pianeta, diretta anche da mostri sacri come Zubin Mehta. Ma Beatrice è partita da Lecce e, nonostante il successo planetario, non ha reciso il legame profondissimo con la sua terra d’origine. Nonostante tutto, nonostante lo stato non certo florido della scena concertistica in Italia.

Sei giovanissima ma hai già un curriculum prestigioso. Come ti sei avvicinata al pianoforte?
Sono nata in una famiglia di musicisti: entrambi i miei genitori sono pianisti quindi per me era quasi una normale conseguenza. In casa li vedevo sempre dare lezioni ai bambini e pensavo che suonare il piano fosse una cosa che si faceva in ogni casa, tutti i giorni. La prima volta che mi sono accorta che non era esattamente così fu uno choc.

Tra le tante esperienze in giro per il mondo, qual è stata la più significativa?
Sicuramente il mese scorso alla Scala. Il Teatro alla Scala è importantissimo, ma per un’italiana è un vero e proprio tempio.

Qual è la differenza tra la scena concertistica in Italia e all’estero?
L’Italia è un paese che amo tantissimo e che mi ha dato tante soddisfazioni. Ma c’è da dire che io sono dovuta andare fuori per iniziare il mio percorso. Qui non avrei avuto la possibilità di affermarmi. È bello tornare in Italia, ma paesi come Francia e Stati Uniti mi hanno dato tantissimo all’inizio. Francamente tornare nella mia Puglia ogni volta è una coltellata al cuore: anche l’orchestra della mia città, Lecce, sta chiudendo. Qui si può ascoltare musica classica solo su YouTube…

Cosa si deve fare per avvicinare i più giovani alla musica classica?
Educarli, innanzitutto. Nelle scuole dovrebbe esserci una vera educazione musicale. Quando un bambino conosce la musica, poi può decidere da solo se gli piace o meno. In questo momento invece siamo vittime di un pregiudizio, secondo cui la musica classica è noiosa e per vecchi. Io sono la prima dimostrazione che questo non è vero, proprio perché ho conosciuto la musica in maniera non fuorviata.

Ascolti musica pop?
Sì, io ascolto di tutto. Ovviamente è un ascolto distratto, perché sono concentrata sulla classica. Ma categorizzare la musica è sbagliato. Per esempio, Beyoncé ha fatto una canzone che io definisco “classica”. E allora perché Beyoncé è una cantante da milioni di ascoltatori e Rachmaninoff è per pochi eletti? Questo è il punto.

Che platea è quella che segue i tuoi concerti?
Essendo giovane, ho il vantaggio di attirare un pubblico giovane. Dipende anche dal posto in cui suono, ma mi fa piacere vedere che i giovani non mancano. Non punto a un pubblico colto. Gli ascoltatori musicalmente colti saranno sempre interessati alla musica classica, però vengono a un concerto pieni di sovrastrutture. Chi non è assiduo frequentatore di concerti, invece, si avvicina alla classica con più apertura.

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