Lo Stato Islamico torna ad accanirsi contro il patrimonio storico dei territori occupati facendo saltare in aria due antichi mausolei nei pressi dell’antico sito archeologico di Palmira, in Siria: la tomba di Mohammed bin Ali, un discendente del cugino del profeta Maometto, e quella di Nizar Abu Bahaaeddine. Esplosioni mostrate in immagini diffuse da una delle case di produzione collegate agli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi e che, spiega a France Press il direttore del centro per i musei e le antiquità siriano, Maamoun Abdulkarim, rappresentano l’ennesimo “divieto di accesso a questi siti”.

Nelle foto pubblicate sui portali Internet frequentati dai sostenitori dell’autoproclamato califfato si vedono alcuni uomini trasportare in spalla dei grossi contenitori di plastica contenenti un liquido che, sostengono, sarebbe l’esplosivo con cui hanno fatto saltare in aria gli antichi luoghi di culto. Nelle immagini seguenti, poi, si vedono il momento dell’esplosione e la seguente distruzione di quelli che potrebbero essere il mausoleo di Mohammed bin Ali, che si trova in una zona montuosa a quattro chilometri da Palmira, e quello di Nizar Abu Bahaaeddine, all’interno di un’oasi a circa 500 metri dal sito archeologico. “Loro considerano questi mausolei islamici contrari al loro credo – spiega Abdulkarim – e vogliono impedirne l’accesso. Dieci giorni fa hanno distrutto numerose tombe in un cimitero di Palmira”.

Dopo la conquista dell’antica città patrimonio dell’Unesco, il 20 maggio, i miliziani jihadisti hanno però dichiarato di non volerla distruggere. La decisione di radere al suolo questi due mausolei non va, però, contro gli annunci degli uomini del califfato. La loro intenzione, infatti, non è quella di abbattere gli antichi colonnati o i palazzi presenti nel sito archeologico, ma eliminare qualsiasi simbolo o rappresentazione legata alla divinità, secondo un modus operandi che nasce da una degenerazione del wahhabismo, corrente islamica di origine saudita che predica un ritorno alla “purezza” e al rigore originale riguardo ai testi sacri, in opposizione alla “cultura corrotta” contemporanea, e che ha ispirato la distruzione di simboli di culto da parte di gruppi fondamentalisti. Ne è un esempio la distruzione da parte dei Taliban afgani, nel 2001, dei due Buddha di Bamiyan, nell’Afghanistan centrale.

Continua, così, l’accanimento dei miliziani in nero contro i simboli religiosi antichi. Secondo il direttore Abdulkarim, sarebbero almeno 50 i mausolei distrutti dallo Stato Islamico nei territori controllati, in Paesi come la Siria e l’Iraq dove esistono ancora esempi di arte antica che, come le città di Hatra e Nimrud, sono minacciati dall’azione degli uomini fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi.

Twitter: @GianniRosini

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