Inizia l’estate, volenti o nolenti saremo costretti a rallentare i nostri ritmi, questo non è male, ci consentirà di porre più attenzione su quello che succede attorno a noi. Se lo faremo sapremo cogliere le occasioni che si presenteranno, dobbiamo solo imparare ad ascoltare, a riflettere. Non è detto che questi due pensieri lenti di solstizio estivo aiutino, ma ci provo.

1) Non sono certo che se negli Stati Uniti Obama riuscisse a ridurre la vendita di armi si ridurrebbe il numero di piccole o grandi stragi. Qualcuno recentemente ha rilevato che in Canada c’è una quantità di armi pari, in proporzione, agli Stati Uniti, ma che il numero di morti da arma da fuoco è di molto inferiore. Difficile trovarne le cause. Certo, un paese che considera diritto irrinunciabile detenere un arma e reputa legittimo uccidere per difendersi da un’aggressione o farlo anche dopo molti anni passati nel braccio della morte (tortura?), un paese che detiene un record per numero di persone uccise dalla polizia, denota uno stato di conflittualità tale da far pensare che ci si ammazzerebbe anche senza poter acquistare un fucile via internet. Grande paese di grandi contraddizioni, si dirà. C’è sicuramente di peggio, ma anche di meglio, non solo in Europa. Limitare le armi è necessario, sicuramente non sufficiente.

2) Quando ci libereremo dalla paura di cambiare faremo la rivoluzione. Delle tre condizioni espresse da Machiavelli, nel capitolo 26 de Il principe: la Fortuna, la Virtù e la Necessità, non è detto che manchi solo la Virtù, piano piano tutte e tre si stanno aggregando. Soprattutto la Necessità. Dobbiamo solo ascoltare la crescente domanda che ci arriva dal povertariato come ha espresso con forza Juan Carlos Monedero, uno dei fondatori di Podemos, in un recente incontro alla Fondazione Feltrinelli. Senza aspettare l’arrivo di un principe. Cominciare a chiederci in che direzione vogliamo il cambiamento. Possiamo iniziare a riflettere sulla ricchezza della povertà o sul suo opposto, la povertà della ricchezza. Non è detto che avendo tante risorse saremmo automaticamente in grado di portare a termine dei buoni progetti, o quantomeno di svilupparli meglio. In tempi di risorse quasi illimitate abbiamo combinato disastri umani, sociali, ambientali, urbanistici, estetici, razziali che solo la nostra distrazione ci ha consentito di tollerare. Oggi ci sono poche risorse, siamo più poveri, questo ci obbliga a scegliere, a selezionare, a controllare. Dopo un immediato grande clamore, la recente enciclica di Francesco: Laudato si’,  sembra già passata in secondo ordine. I problemi non sono altri.

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