La prima volta che ho sentito parlare de L’ultimo giorno di sole, addio in musica di Giorgio Faletti, è stato parecchio tempo fa e è stato per bocca di colei che questo addio in musica l’ha riempito, appunto, di musica, Andrea Mirò. Si tratta di un album anomalo, interpretato dall’attrice e cantante Chiara Buratti, e destinato, sin dalla sua genesi, a essere portato sulle assi dei teatri. Una sorta di colonna sonora per una piece teatrale che nelle canzoni, però, ha il suo punto di forza. Ma non un musical, una cosa anomala, alla Faletti, appunto. Giorgio, artista cui non ha mai fatto difetto né la fantasia né la curiosità, ha scritto una storia, nella sua mente, e su questa storia ha scritto delle canzoni. Canzoni verbose, come di chi è anche scrittore. Canzoni eccentriche, come di chi è anche istrione e attore. Canzoni canzoni, come di chi è cantautore. Le ha scritte e le ha pensate per un’attrice sua amica, Chiara Buratti. E le ha affidate alla cura di un’altra sua amica, Andrea Mirò.

Su Andrea Mirò toccherebbe decisamente dire molto di più. Perché l’artista in questione è una delle più complete e talentuose che ci siano nel nostro paese. Autrice. Direttrice d’orchestra. Polistrumentista. Interprete dotata di una voce con colori che, lo si metta agli atti, ben poche altre interpreti di casa nostra si possono anche solo sognare. Capace di spaziare senza innaturalezza alcuna da brani squisitamente pop a canzoni d’autore colte, non disdegnando incursioni nei classici, come dimostra il lavoro su Brassens che l’ha vista di fianco all’attore Alberto Patrucco, Segni (e) particolari, o nella sperimentazione, come dimostra il suo ultimo, per ora, lavoro di studio, Elettra e Calliope, in cui a fianco di una produzione canonica, quasi rock, ha affiancato una elettronica e vagamente hip-hop ad opera di Marco Zangirolami. Insomma, una che, in un mondo non dico giusto, ma anche solo normale, dovrebbe essere citata a mo’ di eccellenza ogni qualvolta si parli di musica. Così è qui, in questo spazio. E L’ultimo giorno di sole, album in cui Chiara Buratti, attrice e cantante, interpreta le ultime canzoni scritte da Giorgio Faletti, non fa che dimostrare quanto su detto. Mirò, infatti, si mette ancora una volta al servizio della musica. E il lavoro che fa, di cesello, si sente. L’impressione, conoscendo la penna massimalista e debordante di Faletti, è che il cesello sia stato applicato anche in fase di stesura dei brani, e la certezza che Faletti abbia scelto Mirò anche per questa sua capacità di entrare nelle canzoni e di renderle tali, in qualche modo attesta ulteriormente la genialità dell’autore di Asti.

Nei fatti, durante la lavorazione di questo album, pensato come atipica colonna sonora di uno spettacolo teatrale, Faletti si è aggravato ed è morto. A pochi metri dal traguardo. La volontà di sua moglie Roberta, e di chi stava lavorando al progetto ha fatto sì che in tutti i casi L’ultimo giorno di sole vedesse la luce, e che di qui a breve quello che doveva essere uno spettacolo teatrale di Giorgio Faletti diventerà l’ultimo spettacolo teatrale scritto da Giorgio Faletti. Un destino quasi ironico, viste certe parole contenute nei testi delle canzoni, e visto il là da cui parte la storia, ambientata nell’ultimo giorno prima della fine del mondo.

Essendo Faletti Faletti, vien da dire per fortuna, lo spettacolo non sarà un semplice spettacolo, ma qualcosa di importante, capace di lasciare il segno. Sul palco Chiara Buratti, colei che in qualche modo ha spinto Faletti alla scrittura di queste canzoni. Con lei Giulia Mazzoni, al pianoforte. Alla regia Fausto Brizzi, regista cinematografico di grande successo. Insomma, un evento che vedrà la luce il 4 luglio a Asti e che vi invito a seguire, quando passerà dalle vostre parti. Essere a Asti, chiaramente, il giorno della prima, potrebbe regalare particolari emozioni, perché Asti è stata a suo modo altro motore di questo progetto, essendo di Asti Faletti, Andrea Mirò e, seppur adottivamente, anche Chiara Buratti.

In questi casi, legittimamente, si rimpiange sempre la morte dell’artista che ha dato vita all’opera di cui si parla. Lo si rimpiange, perché si pensa a tutto quello che sarebbe potuto essere ancora, ma non è stato possibile. Così è anche in questo caso, siamo qui a rimpiangere quello che Faletti non ci dirà più. Ma come direbbe Cacucci, in ogni caso nessun rimorso. Faletti c’è stato, e si è mosso nell’arte lasciando evidenti tracce di sé. Non necessariamente tracce tutte rivolte alle stesse persone, ma sicuramente tracce importanti. A me, personalmente, il Faletti cantautore e autore di canzoni è sempre parso quello più interessante, perché la scrittura sghemba di chi è abituato a usare altre forme d’arte è spesso foriera di trovate interessanti, in musica. L’ultimo giorno di sole è un disco da ascoltare, uno spettacolo da vedere e sentire. Un raggio di sole, verrebbe da dire, non fosse una boutade troppo banale per ricordare un artista che non si è certo risparmiato giocando di sponda.

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