Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso in Pakistan da un drone Usa, e Warren Weinstein, il suo collega di prigionia americano, si erano convertiti all‘Islam prima di rimanere uccisi nel raid a stelle e strisce di gennaio. Lo dice Site, il sito che si occupa di monitorare le attività del jihadismo online, che sul suo profilo Twitter pubblica le foto dei due prigionieri, datate 14 gennaio 2015, e scrive che a parlare della conversione è il ramo subcontinentale indiano di Al Qaeda (Aqis). Un giorno prima dell’attacco Usa con i droni. La famiglia di Lo Porto però non ci sta e la cognata replica: “Siamo indignati e schifati per quello che stanno scrivendo. Non solo lo hanno ucciso, stanno anche infangando il suo nome. Conoscendolo, non si sarebbe mai convertito, credeva in un solo Dio”. E anche dal fratello arrivano reazioni dure: “Non si è mai convertito all’Islam, qualsiasi affermazione che insinui questo è falsa”.

Giovanni Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012, in Pakistan, dove lavorava per una ong tedesca. E’ rimasto ostaggio per 3 anni, fino a che non è rimasto ucciso in un raid Usa fatto con i droni. La sua morte è stata controversa per vari motivi. Prima di tutto per il modo in cui è stato ucciso, fatto questo che ha sollevato dubbi sull’efficacia dell’utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto. Barack Obama si è scusato, sostenendo che è stato fatto di tutto per liberare Lo Porto e Weinstein, e ha riconosciuto la piena responsabilità del governo americano. Pare improbabile d’altra parte, che gli Usa sapessero chi si trovava dentro quel “compound di al Qaeda“ al confine tra Pakistan e Afghanistan nel momento dell’attacco.

Un altro punto poco chiaro rimanda alla data della morte degli ostaggi. O meglio, la data della diffusione della notizia, che in Italia è giunta solo ad aprile. Matteo Renzi ha espresso “profondo dolore per la morte di un italiano, che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri”, mentre nel giorno dell’audizione alla Camera in cui si cercava di fare chiarezza sull’uccisione di Lo Porto, l’aula era vuota. Le autorità statunitensi, ha detto all’epoca Gentiloni, hanno spiegato la diffusione tardiva della notizia dicendo che “non era facile accedere al compound e identificare persone rimaste colpite”. Il governo italiano da parte sua, ha preso atto “di queste affermazioni e dell’impegno alla massima trasparenza assunto dal presidente degli Stati Uniti che ha informato di voler rendere pubblica la tragica notizia il 23 aprile assumendosene piena responsabilità davanti al popolo americano e italiano”. La situazione rimane comunque controversa.

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