Con che occhi mi guardi?

Io, senatore Azzollini?
Lo chiedo a chi incontro a Molfetta, la mia città. Lo chiedo soprattutto alle donne. Tu donna, con che occhi mi guardi?

Saranno occhi ipocriti e pieni d’acqua, o lucenti e compassionevoli, o di odio smisurato.
In molti mi si stringono intorno. Qualcuno magari no.

Quella maledetta frase la costringe a una umiliazione inaudita.
Io ti piscio in bocca… Detto da me? E per di più a una donna? Anzi a una suora! Mai, mai, mai…

In effetti lei, sempre galante…
Esattamente.

Grande estimatore.
Esattamente. Sono trascorsi sette giorni e ci sono ancora momenti in cui il mio corpo sussulta e trema.

Al senatore Antonio Azzollini (Ncd) è stato recapitato un ordine di arresto. Avrebbe maltrattato sia le suore della Divina Provvidenza sia i conti della caritatevole casa di cura situata a Bisceglie, città che condivide con Molfetta una sincera ammirazione per il longevo uomo politico pugliese.
Tredicimila voti l’ultima volta in cui mi candidai a sindaco. Molfetta è con me.

Ha l’aria dimessa, la barba lunga.
La barba la rado una volta a settimana. In genere il mercoledì.

Gli impegni istituzionali la tengono lontano dal barbiere?
Ogni sette giorni mi sembra comunque una buona media.

Temo che il carcere sarà un incubo quotidiano molto più del rasoio.
Di notte mi sveglio di soprassalto e mi rivedo…

Sarà terribile.
Più della costrizione fisica temo quella intellettuale. La libertà di parola, di pensiero.

I minuti non muoiono mai, il sole non si alza, la vita si arrende.
Il cancello che si apre e si richiude. E poi l’altro, e l’altro ancora.

È già stato in carcere?
Che domande, da avvocato sì. A parte gli obblighi professionali, ho conosciuto il carcere soltanto una volta per essere andato a trovare un amico detenuto. Carità cristiana.

Un amico?
Tre volte.

Tre amici?
Sempre per carità cristiana.

In famiglia come l’hanno presa?
Zia Giovannina, la persona che mi ha cresciuto e sostenuto mi ha chiesto, appena la notizia si è diffusa: venerdì ci vediamo a pranzo? Io le ho risposto di sì, e lei si è acquietata. Come sa io pranzo sempre da zia Giovannina.

Conosco le sue abitudini. A volte guida a torso nudo.
A volte, d’estate.

E pranza nel Sali & Tabacchi di zia Giovannina.
Sempre con la zia e sempre nel Sali & Tabacchi. Dove ho vissuto, ho lavorato e dove ricevo.

Mangia sul bancone…
Il negozio è chiuso al pubblico. L’ho rimesso in sesto e voglio che rimanga così. Lì i miei amici, gli elettori, la gente comune sanno che mi trovano dal venerdì alla domenica.

Il Pd forse la salverà. Il buio dei giorni scorsi sta diradandosi, anche Sacconi è convinto che comprenderanno. Ha visto poc’anzi com’è stato ottimista?
Non ho nulla da rimproverarmi e se mi garantisce che non ne farà cenno, le faccio leggere i passi della richiesta d’arresto.

Senatore, leggo e dimentico. Anzi, metto gli omissis come fanno i giudici.
Pagina 311. Questo è Lo Gatto che parla. Leggiamo insieme che dice. Ecco… omissis…

Incredibile… omissis…
E torniamo adesso al suo genitore, pagina 289…

Sto leggendo.
Mi dia la parola d’onore…

Abbiamo convenuto di conversare solo sulla dimensione della contrizione.
Ogni notte sobbalzo.

E vede le porte in ferro, le sbarre, i clic…
Esattamente.

In nome della Divina Provvidenza l’hanno incastrata, la Divina Provvidenza la salverà?
Ho fede nella Divina Provvidenza.

La ricordo militante nel Pdup, il glorioso partito di unità proletaria.
Ma sono entrato nel Consiglio comunale di Molfetta come rappresentante del Pci di Occhetto.

Il comunismo è crollato, le è rimasta solo la fede.
In che senso?

È passato a Forza Italia.
Perché, come insegna il grande Popper, il capitalismo è riformabile, il comunismo no.

Da quanto tempo presiede la commissione Bilancio del Senato?
Sono tredici anni.

Lei è una potenza, dalle sue mani passano soldoni veri.
Mi hanno sempre eletto. Ho la politica nel sangue. Pensi che alle elementari già distribuivo fac simile per me. Chiedevo a tutti di fare una croce sul mio nome. A nove anni mi appassionavano i comizi elettorali.

In tempi di crisi economica un uomo di potere che passa un guaio è evento salutato dal giubilo…
Mi accorgo dagli occhi acquosi.

Stia sereno. E se può accetti le lacrime come sollievo.
Ho pianto quando mi è giunta la falsa telefonata della Zanzara.

Ah, il Papa che la chiamava…
Uguale uguale a quello vero.

Dov’era in quel momento?
In autostrada, altezza Colleferro.

Nudo?
No, maglietta intima.

Ha pianto…
Lacrime vere, come potevo pensare che fosse uno scherzo?

Crudeli.
Non me la sono presa.

Sono convinto che non se la prenderà se le rivolgo questa domanda: ha mai preso tangenti?
Mai, mai, mai.

Può anche dirmi una bugia…
Mai, mai, mai.

E ha mai dato tangenti?
Mai, mai, mai.

E ha mai conosciuto ladri?
Mai, mai, mai.

Quei tre suoi amici in carcere?
Le ho detto che ero lì per carità cristiana.

Da Il Fatto Quotidiano del 18 giugno 2015

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