Giornata di riflessione per il Pd emiliano-romagnolo, dopo il risultato del ballottaggio a Faenza che ha visto il sindaco uscente, il democratico Giovanni Malpezzi (che nello scorso mandato era stato eletto al primo turno), conquistare di misura la poltrona di primo cittadino. Dopo la sconfitta del Pd al primo turno a Bondeno, rimasta alla Lega Nord, il sindaco di Faenza si è fermato al 51,87% (12.394 voti), dopo una serrata lotta con il candidato del Carroccio che, nella notte di domenica 14 giugno, ha rimontato arrivando al 48,14% (11.507 voti). E’ stata la prima volta dal dopoguerra che la sinistra è andata al ballottaggio. Il Pd tira così un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo ma se l’è vista brutta. “Quando il distacco si è ridotto a seicento voti – ammettono dai corridoi del Pd faentino – abbiamo avuto attimi di forte fibrillazione”.

A riconoscere che la vittoria ha il sapore dell’amarezza, il sindaco stesso, in collegamento costante con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Ottenere il 52 per cento circa dei voti validi, con una partecipazione al voto inferiore al 55 per cento degli aventi diritto – commenta – è un risultato che certamente non mi riempie di orgoglio e mi induce a moltiplicare gli sforzi per far apprezzare a tutti i cittadini l’importanza dell’impegno, ciascuno nei rispettivi ruoli, per la costruzione del bene comune. Mi impegnerò al massimo, cercando di migliorarmi e correggendo quegli errori che, anche con l’esito di questo voto, i cittadini hanno evidenziato”.

Intanto i pezzi grossi emiliani del partito, come il parlamentare e membro della segreteria nazionale Andrea De Maria (cuperliano), lanciano l’allarme: “L’esito di questi ballottaggi ci conferma una cosa che già ci avevano detto le Regionali – scandisce – e cioè che non c’è niente di scontato, che tutte le realtà sono contendibili e che non dobbiamo essere arroganti pensando che il 2016 sia un appuntamento in cui il centrosinistra e il Pd hanno già vinto”. De Maria non si tira indietro nell’analizzare l’impatto dello spostamento al centro del Pd renziano sulle elezioni amministrative. “Una delle componenti del risultato – riconosce – credo sia la sofferenza a sinistra nel Pd. Un pezzo di elettorato che si riconosce nella storia e nei valori della sinistra ha una difficoltà di rapporti col Pd”.

E anche nella federazione bolognese dem scatta l’allarme dopo il flop dei ballottaggi. Il renziano Marco Lombardo, leader della minoranza Pd sotto le Due Torri (il segretario Francesco Critelli è cuperliano) chiede una svolta nel dibattito pubblico in vista delle elezioni del prossimo anno. “Con un tasso di astensionismo così alto – spiega in un articolo pubblicato oggi su IdemLab (il think tank dei dem riformisti) – tutte le città sono politicamente contendibili. Anche Bologna. Per questo occorre cambiare rapidamente il senso di marcia e procedere con umiltà, senso di responsabilità e coraggio”. L’invito di Lombardo è anche a superare a Bologna il dissidio interno al Pd sulla ricandidatura del sindaco Virginio Merola.

Ottimista, invece, il segretario regionale del Pd Paolo Calvano che attacca la Lega Nord: “Noi ci impegniamo a ricostruire, la Lega è impegnata a distruggere. Ma i cittadini non ci cascano. Lo dimostra la sconfitta leghista di Faenza, dove nonostante la sfilata di divinità padane degli ultimi giorni, il Pd ha confermato il suo sindaco Malpezzi”.

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