La Questura di Milano ha negato l’accesso all’area Expo a 600 persone che avevano richiesto il pass, principalmente per ragioni di lavoro. Stando a quanto ha spiegato lo stesso questore di Milano, Luigi Savina, per vedersi negato l’accesso all’area è sufficiente aver subito una denuncia (corteo non autorizzato, occupazione e altri reati tipici dell’attivismo studentesco) e poco importa che questa sia sfociata in una condanna, in un’archiviazione o in un’assoluzione: chi ha un trascorso da antagonista, all’Expo non entra. Se l’obiettivo è quello di garantire la sicurezza, evitando possibili contestazioni o disordini all’interno del sito espositivo, la misura adottata dalle autorità milanesi risulta essere assolutamente inefficace. Abbiamo infatti contattato uno dei seicento esclusi ed è bastato sborsare cinque euro per comprare un biglietto serale ed entrare a passeggiare indisturbati tra i padiglioni. Mario (il nome è di fantasia) era stato assunto da Coop per lavorare nel ‘supermercato del futuro’. Passate le selezioni, ha effettuato il training, ma il 30 aprile è stato licenziato senza troppe motivazioni: “Ad oggi non ho un documento scritto che mi spieghi perchè sono stato escluso. Del resto non ho carichi pendenti e non ci sono indagini in corso sul mio conto. Posso solo fare delle supposizioni: tra il 2008 e il 2010 ho partecipato attivamente ad alcune proteste studentesche, ho avuto delle denunce ma non sono mai stato condannato. Volevo solo il mio lavoro e senza alcuna ragione mi è stato negato questo diritto. Questa vicenda costituisce un precedente pericoloso. Oggi succede ad Expo per dei presunti ‘facinorosi’, domani potrebbe colpire altre categorie, magari gli iscritti a un sindacato…”  di Alessandro Madron

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