Mentre i giornaloni continentali si spellano le mani per applaudire, a turno il Fmi, la Bce o l’Ue a trazione germanocentrica, in Italia a Bari la Croce Rossa festeggia i suoi 151 anni donando due ambulanze alla Cr ellenica di Ioannina. La graziosa cittadina greca in Epiro, non è solo nota per un lago ancestrale o per la nuova fiammante autostrada Egnatia, ma perché, al pari di tantissime altre, sta subendo il blocco dei servizi ai cittadini.

Default in Grecia significa niente euro per sanità, welfare, diritti e informazione libera. Nel solo comparto sanitario si registra un meno 90% di fondi dallo stato centrale.

Così come abbiamo raccontato da queste colonne sin dall’alba della crisi (e fa piacere che oggi anche su altre testate si inizi a parlare di suicidi greci da crisi) a pagare sono solo i poveri disgraziati rimasti disoccupati, quelli a cui hanno abbassato le pensioni nel settore privato nonostante fosse una cosa illegale (e lo dimostra una pronuncia del Consiglio di Stato); i disoccupati che in quanto tali non godono dell’assistenza sanitaria; gli ammalati che non trovano farmaci in Grecia perché alcune aziende locali scelgono di esportarli perché hanno maggiori margini di guadagno; i neolaureati costretti ad emigrare in Australia o Svezia e gli imprenditori che per fare bancarotta devono pagare gli arretrati allo Stato ma che non hanno più soldi e quindi lasciano che l’azienda vada in malora.

I mercati mercoledì hanno chiuso positivamente perché la Banca Centrale Europea ha innalzato il tetto della liquidità di emergenza per le banche greche di 2,3 miliardi di euro, a quota 83: ma quanto conta nella vita reale? Il tasso di disoccupazione è salito al 26,6% (dal 26,1%) nel primo trimestre del 2015 secondo i dati pubblicati ieri. La vera domanda da fare è: se la strada del memorandum e dell‘austerità era l’unica possibile per uscire dalla crisi, come mai i conti ellenici dal 2012 ad oggi anziché migliorare sono sensibilmente peggiorati? Davvero chiudere la tv di Stato Ert, assumendo nella Nerit a trazione governativa giornalisti a tre mesi, era la cosa da fare per ottenere dei risparmi?

Nessuno, né a Bruxelles, né a Berlino (ma neanche a Washington) ha chiesto conto agli ex premier greci: quegli stessi che, forti di una cattedra a Harvard, hanno truccato i conti nel silenzio colposo dell’Europa per entrare nella maledetta moneta unica, quegli stessi che a bordo di auto blindate da 200mila euro hanno gestito l’acquisto di armi da Berlino e Amsterdam (compreso un sottomarino con timone rotto), quegli stessi che oggi indossano una veste da verginelle mentre invece perfino le poltrone dove sono ancora inchiodati si rifiutano di far loro spazio.

Se questa crisi fosse accaduta millenni fa, allora questi sacrileghi deputati sarebbero stati costretti a bere cicuta. Non a farla ingoiare a chi oggi si ritrova a un millimetro dal burrone, mentre al largo dell’Egeo i soliti noti si spartiscono gas e risorse naturali raccontandoci che serve un accordo e un altro memorandum.

Twitter: @FDepalo

Articolo Precedente

Europa, cosa ne pensano gli europei?

next
Articolo Successivo

G7, il Ttip e la fase suprema della globalizzazione – Seconda parte

next