Cambio di rotta in Parlamento. Dopo anni in cui si è assistito ad una progressiva riduzione della soglia limite per l’utilizzo del denaro contante, ora si torna a chiederne una revisione al rialzo. Vanno in questa direzione le cinque mozioni approvate ieri dalla Camera e alle quali il governo ha espresso parere favorevole. Non è una sorpresa d’altra parte, visto che lo stesso premier Matteo Renzi, appena tre mesi fa, si era già dichiarato pronto ad elevare la soglia a 3.000 euro. Oltre a quella del Partito democratico, primo firmatario Sergio Boccadutri, sono passate le mozioni di Maurizio Lupi (Nuovo Centrodestra), Renato Brunetta (Forza Italia), Salvatore Matarrese (Scelta civica) e Daniel Alfreider (gruppo misto). Tutte schierate per l’aumento della cifra massima. Lupi, Brunetta e Alfreider, però, per ottenere il parere favorevole del governo hanno dovuto riformulare i testi sottoposti a votazione. L’esecutivo, rappresentato dal vice ministro dell’Economia Enrico Morando, si è dichiarato favorevole ma non ha voluto accettare vincoli quantitati. Impegno a ritoccare in alto il limite di utilizzo, dunque, ma, come spiega a ilfattoquotidiano.it Morando, «solo dopo l’introduzione a livello comunitario e a livello nazionale di una regolazione che consenta di ridurre drasticamente i costi della carta elettronica».

ALTI E BASSI Le restrizioni all’uso del contante hanno due finalità: tracciare i movimenti finanziari per contrastare il riciclaggio di capitali illeciti e combattere l’evasione e l’elusione fiscale. Attualmente il limite all’uso del denaro contante è di 1.000 euro, tetto introdotto dal governo di Mario Monti con il decreto Salva Italia. Una cifra a cui si è arrivati dopo anni di rialzi e ribassi. L’introduzione della prima soglia risale al 1991, quando si stabilì che si potevano effettuare pagamenti in contanti fino a 20 milioni di lire, convertiti poi con decreto ministeriale del 2002 in 12.500 euro. Nel 2008 c’è stata la prima sostanziale riduzione approvata dal governo di Romano Prodi che ha portato la soglia di utilizzo del contante a 5.000 euro, presto rialzata  a 12.500 euro dal successivo governo di Silvio Berlusconi. In seguito, però, il tetto è stato più volte rivisto al ribasso, tornando nel 2010 a 5.000 euro per poi scendere l’anno successivo a 2.500. Pochi mesi prima dell’arrivo del governo Monti, che l’ha portato al minimo storico di 1.000 euro. Con una deroga volta a evitare ricadute sul settore turistico: per i non residenti in Italia, infatti, il limite è elevato a 15.000 euro.

MOZIONI AL RIALZO Di mozioni ne erano state presentate nove. Di queste sei puntavano a un innalzamento della soglia. A parte quella del Pd e l’altra di Scelta civica, che non lo quantificavano, limitandosi a chiedere un adeguamento al livello degli altri paesi europei, le altre, prima di essere riformulate come suggerito dal governo, proponevano diverse soluzioni. Se la mozione Alfreider optava per un ritorno al limite di 2.500 euro e la Lega, senza un accordo in sede Ue, riteneva giusto eliminare qualsiasi tetto, sia il Nuovo centrodestra che Forza Italia fissavano a 3.000 euro la nuova soglia. Entrambe le mozioni sottolineavano che «non c’è una stretta correlazione tra l’uso della carta moneta e l’evasione fiscale», facendo un confronto con la situazione europea, dove si contano 11 paesi che non hanno fissato alcun limite, 4 con una soglia più alta rispetto all’Italia (1.500 euro in Grecia, 2.500 in Spagna, 3.000 in Belgio e Francia) e solo uno, il Portogallo, con il limite a 1.000 euro. Inoltre, le due mozioni ricordavano che lo scorso febbraio anche il premier Matteo Renzi aveva aperto alla possibilità di un innalzamento della soglia a 3.000 euro, precisando però che era prima necessario varare la misura relativa alla fatturazione elettronica, di cui ad aprile è stato approvato in via preliminare il decreto legislativo. Questo, concludeva la mozione forzista, mette il governo nelle condizioni di dare seguito all’intenzione espressa da Renzi. E in effetti, nella mozione presentata dai deputati del Pd, primo firmatario Sergio Boccadutri, oltre ad essere evidenziato proprio l’aspetto relativo alla diffusione di strumenti di pagamento tracciabili e fatturazione elettronica, si impegnava il governo «a incentivare gli strumenti di pagamento elettronici e a ridurne il costo» e a «rivedere la disciplina vigente in tema di uso del contante, ponendo l’Italia in linea con gli altri Stati europei che adottano restrizioni sulla circolazione della carta moneta». In altre parole, pur non quantificando la nuova soglia, se ne propone un innalzamento.

MENO CONTANTE In direzione diametralmente opposta la mozione di Sel. Bocciata dal governo e respinta dall’Aula, proponeva di ridurre il limite dei pagamenti in contanti a 499 euro, intervenendo contestualmente anche sulla riduzione delle commissioni e dei costi di gestione della moneta elettronica per imprese e cittadini. Come spiega a ilfattoquotidiano.it il capogruppo di Sel in commissione Finanze alla Camera e primo firmatario della mozione, Giovanni Paglia, «premesso che il limite di 499 euro al denaro contante è più che adeguato, visto che si tratta di una cifra sufficiente per gli acquisti quotidiani, limitare l’uso del contante è necessario per far emergere l’economia sommersa». Per Paglia, poi, «è errato il presupposto alla base delle proposte che puntano a elevare la soglia sostenendo che, sia per l’utente che per l’esercente, i costi della moneta elettronica sono più elevati di quella cartacea». Come evidenziato nella mozione, i contanti hanno un alto costo dovuto alla stampa delle banconote e al conio delle monete, alla distribuzione, al controllo e alla conservazione. Un costo calcolato in circa 10 miliardi di euro l’anno. E a chi sostiene, invece, che un limite troppo basso abbia delle ripercussioni sui consumi, fa notare che «questo aspetto riguarda unicamente i beni di lusso verso i quali si indirizza chi eventualmente abbia denaro contante sommerso da investire in un bene di valore». Anche la mozione della componente del gruppo Misto Alternativa libera, che riunisce ex esponenti del M5S e che andava nella stessa direzione, chiedendo di ridurre o mantenere la soglia attualmente in vigore e di azzerare o ridurre le commissioni sulle transazioni con carte di pagamento, ha ricevuto una doppia bocciatura.

M5S IN STAND BY Proprio come la mozione del M5S, che riproponeva un testo presentato già un anno fa sull’obbligo di accettare pagamenti effettuati con carte di debito. Ma senza entrare nel merito della soglia di utilizzo dei contanti. «Ci riserviamo di poter intervenire in futuro», spiega Ferdinando Alberti, primo firmatario, spiegando che «prima è necessario concentrarsi su una riforma del sistema bancario, poi si potrà valutare un abbassamento o un innalzamento del limite di utilizzo dei contanti». Con una maggiore propensione verso quest’ultima ipotesi, ammette Alberti, perché «limitando eccessivamente la carta moneta si incentiva l’utilizzo della moneta bancaria, quindi si favorisce ancora una volta il sistema bancario».

BOCCIATURA NETTA Non condivide l’ipotesi di innalzare la soglia di utilizzo del contante l’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, ricordato per la sua azione di contrasto all’evasione fiscale. «Il limite all’uso del contante serve essenzialmente a fini antiriciclaggio, quindi è necessario avere una soglia ragionevole che renda difficile riciclare denaro sporco», spiega. Ecco perché, secondo lui, pensare di alzare il limite di 1.000 euro è sbagliato. «È una soglia adeguata visto che la maggior parte dei pagamenti che noi effettuiamo quotidianamente è inferiore a tale cifra, eventualmente più che alzarla potrebbe essere ragionevole abbassarla a 500 euro, il valore della banconota più alta di cui disponiamo». Parallelamente, conclude Visco, «è necessario incentivare gradualmente i pagamenti elettronici, ma non mi sembra che il governo stia andando nella giusta direzione, come dimostra il decreto sulla trasmissione telematica delle fatture».

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