“Caro Padellaro, vorrà dire che ospiterà gli immigrati a casa sua”: è uno degli sms che ho letto lunedì mattina a Prima Pagina di Radiotre per avere criticato il governatore lombardo Roberto Maroni e le sue minacce provocatorie contro i sindaci disponibili all’accoglienza.

Ieri mattina poi una inviperita ascoltatrice ha enumerato le gravi molestie che lei come molti altri cittadini è costretta continuamente a subire sulla pubblica via da venditori di fiori, ombrelli e oggettistica varia, lavavetri e individui dediti all’accattonaggio, tutti naturalmente di etnie extracomunitarie, concludendo lo sfogo con il canonico: basta non se ne può più.

Certo, non mancano i messaggi che invitano a un po’ di tolleranza nei confronti di persone che, al massimo del nostro disagio, possiamo scansare. E infatti un altro sms ci ricordava che molti anni fa, nelle strade di Milano, a importunare i passanti erano i venditori di limoni arrivati dal sud e nessuno protestava.

Resta l’impressione che perfino nell’ascolto di storiche trasmissioni come Prima Pagina, ben frequentate dal ceto medio riflessivo (per dirla con Paul Ginsborg) emergano i frutti avvelenati di un problema troppo a lungo trascurato e non governato, diventato un terremoto con le ondate migratorie che si abbattono sulle nostre coste.
Paure e insicurezze su cui ogni giorno cui spargono benzina i capipopolo felpati, esponenti del “folklore del federalismo italiota” (Galli della Loggia), pronti a incendiare il Paese per raccattare qualche voto in più.

Stoccata e Fuga – il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2015

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