Sono storie fortissime quelle raccontate dai migranti sbarcati in Italia. Storie di guerre, fame e di un viaggio che per molti vuol dire morte. Chi riesce a scappare dalla Libia e a salvarsi dai flutti del Mediterraneo racconta le angherie subite e la speranza di non morire in mare. “Nel mio Paese c’è solo fame – racconta un ragazzo senegalese di 17 anni, sbarcato pochi giorni fa a Reggio Calabria – Durante il viaggio nel deserto sono morte tre persone che erano con me. Molti africani sono deceduti in Libia. Nel mio barcone eravamo 120 persone, entrava acqua”. Un altro migrante, appena maggiorenne, ricorda la settimana trascorsa in mare:  “Entrava acqua e ci hanno lasciato senza acqua e cibo. Il quinto giorno abbiamo visto una nave militare e ci hanno salvato. Adesso voglio restare in Italia, qui la vita è bella. Voglio studiare e trovare un lavoro”. Paura di morire nel Mediterraneo? “Meglio morire in mare che restare in Libia”. È la risposta di un migrante della Guinea Bissau: “In mare si muore una volta sola, ma se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni. I libici ci picchiavano, ci facevano lavorare e ci hanno rubato i soldi”   di Lucio Musolino

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