Scuola bella, scuola sicura, scuola pubblica. Concetti che assumono un significato nuovo a Mortara, provincia di Pavia. Qui uno dei plessi dell’istituto di istruzione superiore “Ciro Pollini” da settembre non riaprirà. A restare chiuso sarà l’edificio che oggi ospita l’indirizzo alberghiero. Non perché mancano le vocazioni. Anzi. Oggi ci sono più di 400 studenti divisi in 21 classi, provenienti da tutto il territorio. A mancare sono le garanzie minime di sicurezza e salubrità di un ambiente che non è esagerato definire da terzo mondo. Bagni senza porte, sanitari incrostati, finestre senza vetri, pavimenti sconnessi, crepe sui muri, barriere architettoniche insormontabili, intonaco intriso di umidità, escrementi di topo, cornicioni pericolanti, porte di sicurezza inutilizzabili.

Un elenco infinito di anomalie che sembra inverosimile poter riscontrare nel 2015 in una scuola lombarda. La dirigente scolastica Elda Frojo si è insediata il 30 giugno 2014 e, dopo un anno di dirigenza, ha preso la decisione di non utilizzare più la struttura: “Questo edificio è di proprietà comunale – spiega – ma noi non abbiamo un certificato di agibilità, un certificato antincendio, nulla di nulla. Sfido a trovare un’altra scuola in queste condizioni. Non posso mettere a rischio studenti, docenti e personale. Da settembre non si riapre”. Come si sia arrivati a questa situazione paradossale è difficile spiegarlo. Di fondo ci sono questioni di competenze. L’edificio è di proprietà comunale, la competenza sulle scuole secondarie è invece della provincia. Così nessuno ci ha mai messo mano seriamente. Sono stati fatti piccoli interventi di rattoppo, giusto per evitare che i soffitti cadessero in testa ai ragazzi (questo non ha evitato un piccolo crollo nel mese di marzo). Così il grande edificio verrà abbandonato.

C’è dunque il problema di dove mandare i ragazzi. 8 delle 21 aule necessarie allo svolgimento delle lezioni verranno ricavate in uno spazio adiacente la sede principale dell’istituto di via Ospedale, spazio liberato dall’Asl e messo a disposizione della Provincia che, ha assicurato la vicepresidente Milena D’Imperio (Pd): “verranno sistemate in tempo per l’inizio delle lezioni”. Resta il problema di dove collocare le altre classi, i laboratori e tutte le aule di cui una scuola necessita. La dirigente scolastica spiega di non voler disperdere la scuola sul territorio (ci sono altri comuni che si sono offerti di ospitare l’istituto), per non generare problemi di trasporto e disagi a famiglie e dipendenti, preferendo al momento organizzare l’attività scolastica su turni, garantendo quelli più comodi ai ragazzi più giovani. La replica della provincia è secca: “Di fronte a una emergenza bisogna darsi delle priorità”, facendo intendere che la soluzione più apprezzata sarebbe proprio quella del trasferimento in un altro comune  di Alessandro Madron

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