Accoglienza a rischio implosione. E i tentacoli del sistema di Mafia Capitale che si spingono fino in Lombardia. La situazione per i profughi si è complicata a Milano nelle ultime ore: “Stanotte in oltre ottocento hanno dormito nelle strutture allestite dal Comune. Per la prossima non ci sarà posto”. Lo scrive l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino in una nota. Milano accoglierà solo donne e bambini, per gli altri il posto è terminato. La convenzione stipulata tra Comune e Prefettura, esente iva e a 25 euro ad ospite, prevede al massimo 640 posti per l’accoglienza dei profughi “in transito”. Si tratta di siriani ed eritrei che dall’estate 2013 passano al massimo quattro-cinque giorni a Milano prima di ripartire per il Nord Europa. Ormai stabilmente i centri d’accoglienza hanno ospiti che non sono coperti dalla convenzione.

“Abbiamo bloccato le accoglienze da ieri e per qualche giorno saremo in questa situazione: non ci sta più nessuno”, confessa Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca, che con l’ultimo bando della Prefettura di Milano ha ottenuto 80 posti per l’accoglienza transitoria in via Aldini. In realtà la notte del 4 giugno, tra la struttura di via Aldini e quella di via Mambretti i posti occupati erano oltre 350. “Ci saranno persone che dormiranno in stazione, credo sia inevitabile”, aggiunge. Al centro di accoglienza Casa Suraya, gestito dalla Cooperativa Farsi Prossimo, i posti per l’accoglienza temporanea sono 50, ma a maggio in media dieci la struttura ha aperto le porte a dieci profughi in più, fuori dalla Convenzione. “Per noi non c’è business: solo il costo del kit sanitario che siamo obbligati a dare a ciascuno dei nostri ospiti è di 5 euro – continua Sinigallia – se poi ci sono trattamenti medici il costo sale”. Per la scabbia, ad esempio, il costo del trattamento è di 24 euro.

I venti di Mafia Capitale non preoccupano: “Nessun problema a Milano, la situazione è molto diversa da Roma”, rassicura Sinigallia. Ma a Palazzo Marino si respira un’aria pesante sulla questione affidamenti dei centri d’accoglienza. Ilfattoquotidiano.it ha anticipato i contenuti di una prima analisi degli appalti per l’accoglienza del gruppo consigliare dei Radicali: 14 società assegnatarie su 115 sono considerate “ad alto rischio di irregolarità” in quanto non sarebbero state seguite le procedure necessarie.

C’è di più: a Milano, in via Adele Martignoni 25, ha sede la coop protagonista dell’ultima tranche dell’inchiesta “Mondo di mezzo” a Roma: la cooperativa La Cascina, vicina a Comunione e Liberazione. Al Cara di Mineo, la società gestisce il servizio ristorazione. A Milano di certo non l’accoglienza, stando a quanto risulta alle altre cooperative che partecipano alle gare d’appalto. I settori d’interesse de La Cascina sono moltissimi, come si legge dal sito: “ristorazione collettiva”, “pulizie”, e dal 2012 “settore sanitario, dell’emergenza sociale, dell’assistenza ai minori, dell’immigrazione e dei servizi alla persona in generale ha ampliato la compagine aziendale”. Da ultimo anno hanno aggiunto”la gestione di strutture alberghiere d’alta gamma, caffetterie e l’hotellerie di prestigio”. Un asso pigliatutto.

L’assessore Majorino getta acqua sul fuoco: “Stiamo lavorando a costruire pratiche sempre più trasparenti, accessibili e comprensibili per gli appalti – dichiara alla Commissione comunale sul Piano infanzia -. Dico anche che per quello che riguarda le realtà coinvolte nell’inchiesta mafia capitale non compaiono in attività sul territorio milanese”. La resa dei conti ci sarà il 23 giugno, data in cui si farà una Commissione dedicata agli appalti dell’accoglienza.

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