“Vorrei chiedervi di allacciarvi le cinture perché stiamo decollando davvero. Stiamo rimettendo il Paese a correre come deve correre perché il Paese deve farlo”, dice Renzi alla presentazione del marchio di Alitalia. E ancora: “Ci sono due Italie oggi, quella del pianto e del rimpianto e quella che vede i problemi, prova a risolverli e guarda al futuro”. Il tentativo di salvataggio dell’Alitalia dell’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta e dell’ex Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi è stato “battezzato” da Matteo Renzi.

Sembra ieri quando Letta e Lupi si incontravano in gran segreto a Palazzo Chigi con Poste Italiane e le banche per trovare i soldi per tenere in vita Alitalia in attesa della conclusione della trattativa con Etihad. Sono stati loro a stendere un tappeto gigantesco agli arabi, assecondando tutte, ma proprio tutte, le richieste emiratine. Cancellazione di 500 milioni di debito, 2.700 esuberi e l’allungamento di 4 anni della cassa integrazione, la liberalizzazione di Linate, l’abbandono di Malpensa (costata 1,5 mld ed ora sotto utilizzata), il collegamento con l’Alta Velocità a Fiumicino e nuove regole per ridurre gli spazi ai vettori low cost.

Non una parola è stata detta sullo studio di Mediobanca che, proprio qualche giorno fa, ci ha ricordato che il salvataggio di Alitalia (prima statale e poi quella privata dei capitani coraggiosi) è costato allo Stato e alla comunità nazionale 7,4 miliardi di euro. Questo l’esito dello studio che comprende un periodo di circa 40 anni della storica compagnia aerea italiana, dal 1974 al 2014. Qualche parola a questo proposito poteva essere spesa dal Presidente del Consiglio. I limiti e i danni delle ostinate pratiche monopoliste e neocorporative della politica italiana non dovrebbero essere più ripetuti anche in tutto il disastrato settore dei Trasporti. Così come da non ripetere l’adozione di ammortizzatori sociali profondamente iniqui. La disparità del trattamento della Cig d’oro per gli addetti di Alitalia rispetto a chi percepisce 1.200 euro di cassa al mese e la durata del trattamento, fino a sette anni, sono senza precedenti. Un cattivo esempio di welfare durante un periodo lunghissimo di crisi che ha messo in mostra tutti i suoi limiti tutelando i più tutelati, anziché usare le risorse per i meno tutelati. La bella “festa” di lancio di Altalia ed Etihad non sarebbe stata rovinata, anzi sarebbe stata più bella con il ringraziamento ai contribuenti.

Ma la notizia che ci si aspettava era quella dell’abolizione della tassa d’imbarco di 5 euro per i passeggeri in partenza, nata nel 2007, per alimentare il fondo speciale dei lavoratori aeroportuali. Una gabella che si aggiunge alle già alte tasse aeroportuali che rende, inoltre, poco competitivo il nostro sistema aeroportuale. La presentazione del nuovo brand della compagnia, la nuova livrea e i nuovi servizi da soli non bastano a girare pagina ed a rompere con vecchie logiche. Quanto ai consumatori e al mercato, Matteo Renzi non ha fatto caso alle alte tariffe estive applicate dal vettore. Ma questo fa parte di un nuovo capitolo tutto ancora da scrivere; quanto ci costerà ancora questa nuova compagnia aerea guidata da Luca Cordero di Montezemolo.

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