BERLINO – Per ammazzare questa Juventus devono far fatica anche i marziani. Ora lo sa, il Barcellona campione d’Europa. Si porta a casa la Champions League dopo una partita che sembrava poter essere una passeggiata e si è trasformata in un calvario percorso tra il 55esimo e il 68esimo. Tredici minuti nei quali i bianconeri dimostrano quanto sia dura la loro scorza e quanto debba essere chirurgica anche una squadra stellare come il Barca per prendersi lo scalpo e coppa. Lasciare in vita la Juve dopo averla ferita al primo affondo (con Rakitic al 4′), imbrigliandola con una ragnatela di 17 tocchi consecutivi, è un peccato che forse i sornioni uomini di Luis Enrique credono sia veniale. E invece rischia di diventare mortale nel secondo tempo quando Morata trova il pari (55′) segnando un gol che è quasi l’espiazione dell’agguato al Real Madrid in semifinale. Perché raggiunto il Barcellona, la Juve diventa l’attrice protagonista abbandonata nella serata più bella da Tevez. L’argentino avrebbe la palla dell’incredibile sorpasso ma la sbaglia e sei minuti dopo (68′), su un contropiede partito dopo un contatto dubbio nell’area blaugrana, Suarez ristabilisce le gerarchie correggendo in porta una ribattuta di Buffon. E consegna il triplete ai suoi.

Alla Juve non basta finire provandoci a testa alta come nelle primissime azioni del match, quando si capisce subito che Allegri ha dato mandato ai suoi di non temere i tre fenomeni e di andare a caccia dalle parti di Mascherano e Jordi Alba. Un atteggiamento che innervosisce il Barca e provoca subito due palle perse in disimpegno. Peccato che appena si aziona il flipper, la Juve va in tilt. Nasce tutto dalle parti di Neymar e si conclude nel cuore dell’area, dove il taglio di Rakitic è scoperto (manca Vidal) e quindi mortale. A quel punto la Juve accusa il colpo, soprattutto perché mancano le scorribande di Lichsteiner, ingessato dall’incombente presenza del brasiliano, e a Vidal saltano i nervi dopo la leggerezza su Rakitic. Buffon tiene in piedi i suoi con un miracolo su Dani Alves e Suarez fallisce due occasioni nell’ultima parte del primo tempo. Il ritmo tambureggiante del Barcellona scende però nella parte centrale del primo tempo e una serie di errori permettono ai bianconeri di arrivare in vita all’intervallo, anche grazie al lavoro di Pogba su Messi e alla scelta di Allegri di allungare la squadra rischiando dietro pur di non far costruire sistematicamente i catalani. Che quando ci riescono grazie al consueto genio di Iniesta diventano pericolosi ma imprecisi.

Così la Juve, rimessa in ordine da Allegri negli spogliatoi, ha tempo e modo di provarci, scampata a un altro affondo di Suarez e a uno dei rari lampi di Messi. Accade tutto perché finalmente Lichtsteiner ha modo di affondare, lanciato da un tacco di Marchisio. Lo svizzero va da Tevez che si aggiusta bene il pallone ma calcia maluccio – una costante della finale – ma la respinta di Ter Stegen premia Morata. Gol e partita che svolta. Per tredici minuti sono i bianconeri a comandare. Con il Barcellona dovresti approfittarne, ma l’erroraccio di Tevez dal limite (splendida la ripartenza juventina) e un contatto (molto) dubbio in area ai danni di Pogba spengono il momento a senso unico. E il Barcellona a quel punto torna a fare il Barcellona, ripartendo in maniera spaziale. Messi è una scheggia, Buffon salva ma sui piedi di Suarez, che ha gioco troppo facile a marchiare a fuoco la partita. La Juve non si spegne, rischia molto, subisce un gol irregolare da Neymar e ci prova con Pogba e Llorente. Il sigillo di Neymar sul tentativo di ultimo assalto bianconero è il graffio dei marziani, che non sminuisce la prestazione coraggiosa e la stagione da incorniciare della Juventus. Questo Barcellona è semplicemente la squadra più forte del mondo. E’ la quarta Champions in dieci anni. Una dinastia che non finisce stasera. Come la Juve, che si prende gli onori dei blaugrana durante la premiazione. E da domani riparte sapendo di aver onorato il palcoscenico più importante.

Twitter: @andtundo

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