L’inchiesta su Mafia Capitale scava tra le carte e i corridoi della Regione Lazio e punta dritto verso l’entourage del governatore Nicola Zingaretti, scandagliando i modi in cui alla Pisana i suoi dirigenti hanno utilizzato i fondi per l’emergenza casa. Tra le 21 perquisizioni effettuate ieri dai carabinieri del Ros, figura anche l’abitazione dell’ex capo di gabinetto del presidente, Maurizio Venafro. L’ex braccio destro di Zingaretti si era dimesso il 24 marzo perché iscritto nel registro degli indagati “in un’inchiesta relativa ad una gara d’appalto della Regione”, quella per l’acquisto del servizio Cup (il Centro Unico Prenotazione). Il cerchio degli inquirenti tra gli uffici della Pisana continua a stringersi: in questa seconda tornata di arresti ai domiciliari è finito Guido Magrini, “potentissimo” direttore del dipartimento Politiche sociali, autore di una delibera che porta “al Comune di Roma 7,2 milioni di euro”. Soldi su cui Salvatore Buzzi voleva mettere le mani in cambio del salvataggio della Cooperativa Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, cara al Campidoglio.

L’ordinanza di custodia cautelare accende un altro faro sulla posizione dell’ex braccio destro di Zingaretti. A chiamare in causa Venafro è lo stesso Magrini. L’11 dicembre 2013  il dirigente della Pisana è in compagnia di Salvatore Buzzi, braccio operativo della cupola, che gli passa al telefono Daniele Ozzimo, assessore alla Casa del Comune di Roma finito agli arresti, cui spiega per filo e per segno tutto l’iter amministrativo avviato per favorire il sodalizio. In ballo c’è il Piano Straordinario Emergenza Casa: “Stamattina abbiamo chiuso con Maurizio Venafro e con De Filippis (Raniero, dirigente della Pisana, ndr) un po’ il pacchetto – racconta Magrini – loro stanno preparando per il 17 dicembre che è martedì, la prossima Giunta, una delibera quadro che riguarda l’accordo co’ Roma Comune sul tema generale della casa, i fondi alla cassa deposi… tutto quello di cui avete parlato, oh. Poi invece io vado in autonomia con una mia delibera…” che “porterebbe a Roma 7 milioni e 100/sette milioni e 2 più o meno”. Somma che Ozzimo avrebbe dovuto far inserire nel bilancio 2014 del Comune. Risultato: il 17 dicembre 2013 la giunta di Zingaretti approvava la delibera 479 che stanziava 16,5 milioni di euro per l’emergenza abitativa. Il soggetto proponente è il Dipartimento Politiche sociali guidato da Magrini. Che con una successiva delibera stanziava altri 7.182.003,00 euro a Roma Capitale.

Perché Mafia Capitale è interessata allo stanziamento? E’ Buzzi in persona a fornire il quadro della situazione: “Guido Magrini c’ha in Regione i fondi per l’Emergenza alloggiativa che li girerebbe al Comune e dove io già c’ho una convenzione in corso, hai capito?”. In un’altra intercettazione il capo della 29 giugno entra nel dettaglio: “Magrini ce dà sette milioni”, o meglio “da’ al Comune 7 milioni perché noi dovemo fa’ l’operazione Cooperative San Lorenzo però non glie damo una lira”. Di che operazione si tratta? Il 7 gennaio 2014 Buzzi aggiunge altri tasselli al puzzle: “La cosa segreta che nessuno deve sapere perché sennò diventa quasi un reato è che noi abbiamo fatto un’operazione di salvataggio della cooperativa Deposito Cooperativa San Lorenzo, impegnandoci a comprare 14 appartamenti.. per un totale..32..32 appartamenti. Ne avemo venduti 18 e 14 noi. Questa è la cooperativa più antica di Roma, se non intervenivamo noi, falliva. Quindi c’ha chiamato Lega coop, c’ha chiamato. Magrini ha trasferito 7 milioni e 2 a Ozzimo, ha dato 7 milioni e 2 al Comune di Roma”. Il 23 gennaio Buzzi torna sull’argomento: “Bisogna anda’ da Ozzimo, io c’ho preso appuntamento per mercoledì perché dovemo fa’ un progettino pe i 7 milioni e 2..quindi Ozzimo ce ne da 5, noi gliene avemo portati 7..ce ne guadagnamo.. lui ce guadagna 2 milioni…”.

E la triangolazione si chiude. Magrini fa un assist da 7,2 milioni al Comune di Roma. Ozzimo riceve palla e, si legge nella ricostruzione degli inquirenti, “ha posto in essere condotte finalizzate al rinnovo dei servizi per l’emergenza alloggiativa a favore della Eriches (cooperativa riconducibile a Buzzi, ndr), nonché per l’adozione della memoria di Giunta Capitolina del 26.2.14 (…) con la finalità di favorire i soggetti economici riconducibili a Buzzi”. In cambio la cupola salva la cooperativa San Lorenzo, cara al Comune: “Ponendo in essere detti atti contrari ai doveri dei loro uffici, gli stessi ottenevano da parte di Buzzi (…) a favore della Società Cooperativa Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, in gravi difficoltà economiche (…) utilità a contenuto economico, consistenti nell’acquisto di quattordici appartamenti al prezzo di 3.262.000 euro, dei quali erano erogati 120.000 euro come anticipo e parte del valore residuo ( 901.000 euro)”.

Il mosaico si va via via ricomponendo e l’inchiesta aggiunge nuovi tasselli all’identikit di quel “mister X” che, in cambio di 2.500 euro al mese, farebbe da tramite tra la cupola di Mafia Capitale e la Regione Lazio. Era il 20 aprile 2013. Salvatore Buzzi stilava l’elenco delle persone che aveva a libro paga per controllare o fare da tramite con questo o quel politico: “Lo sai a Luca (Odevaine, ex vice capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Veltroni e responsabile extradipartimentale della polizia provinciale, ndr) quanto gli do? Cinquemila euro al mese… ogni mese… (…) un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti duemilaecinque al mese”.

L’inchiesta lambisce la cerchia più ristretta dei suoi collaboratori, ma il governatore non si scompone: “Dalla Procura un lavoro importante e utile per fare chiarezza e rafforzare la legalità nella Pubblica Amministrazione – si legge in una nota diramata da Zingaretti – da parte nostra, in Regione, in questi due anni, abbiamo fatto di tutto per governare bene, rafforzando la legalità e la trasparenza. Andremo avanti così, sempre più determinati”.

Eppure il gruppo consiliare del M5S alla Pisana aveva chiesto spiegazioni. Con una interrogazione a risposta immediata datata 5 marzo 2015, i consiglieri Perilli, Denicolò e Barillari chiedevano lumi al presidente del consiglio regionale Daniele Leodori circa i “rapporti tra il direttore regionale Guido Magrini e personaggi coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale in relazione a somme dallo stesso stanziate per l’emergenza abitativa”. La giunta rispondeva parlando della “garanzia di una programmazione e di una gestione dei servizi stessi quanto più trasparente e vicina alle esigenze e alle peculiarità dei territori della Regione”.

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