La Grecia, sull’orlo del baratro, continua a lavorare in vista dello sblocco dell’ultima tranche del programma di assistenza finanziaria da 7,2 miliardi. Domenica c’è stata una conference call tra il premier Alexis Tsipras, la Cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, che hanno concordato sul fatto che un accordo sul salvataggio di Atene deve essere raggiunto prima possibile. Tuttavia i dettagli dell’intesa con i creditori Commissione Ue, Fondo monetario e Bce non sono ancora definiti. Il ministro dell’Economia Giorgos Stathakis ha detto in un’intervista al Corriere della Sera che si aspetta la firma “entro pochi giorni”, ma è evidente che il governo ellenico ostenta ottimismo soprattutto per evitare il panico e tamponare la corsa agli sportelli che sta già affossando le banche elleniche.

Dopo l’apertura del ministro dell’Interno Nikos Voutsis, sabato, a un “compromesso” con il Brussels group (attraverso il rinvio di una parte del programma anti austerità – Tsipras si è riunito per otto ore con Stathakis, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, il vice premier Yannis Dragasakis, il portavoce della squadra dei negoziatori Euclid Tsakalotos e il responsabile del gruppo parlamentare di Syriza, Christos Mantas. Ma dal vertice non è uscito alcun risultato concreto. Da fonti vicine all’esecutivo si è appreso che “vi sono ancora divergenze sulle richieste della Commissione europea”. In particolare, i nodi da sciogliere riguardano “la richiesta di fare marcia indietro sulla riassunzione dei dipendenti pubblici e il rialzo dell’Iva sui consumi energetici”.

Tsipras: “Il popolo greco ha osato contestare la visione a senso unico dell’austerità rigorosa del memorandum”

Tsipras, in un intervento a sua firma pubblicato domenica da Le Monde, ha peraltro usato toni molto polemici nei confronti dei partner. “Bisogna dire le cose come sono: se non siamo ancora arrivati a un accordo, non è a causa della nostra intransigenza o di posizioni incomprensibili“, si legge. “È piuttosto a causa dell’ossessione di certi rappresentanti istituzionali, che insistono su soluzioni irragionevoli mostrandosi indifferenti davanti al risultato democratico delle recenti legislative in Grecia, così come davanti a posizioni di istituzioni europee e internazionali che si dicono pronte a dimostrare flessibilità per rispettare le urne”. Un chiaro riferimento alle dichiarazioni di Christine Lagarde sulla “possibilità” di una Grexit, sebbene poi smentite attribuendole a una “traduzione non corretta”. Ancora più dura, poi, la spiegazione di “questa ossessione”: “Una spiegazione facile sarebbe dire che risulta dall’intenzione di certi rappresentanti istituzionali di coprire il fallimento del loro programma e ottenere un’autoconferma di qualche tipo”, osserva Tsipras. Ma “non credo che l’avvenire dell’Europa potrà dipendere da questa ossessione e dalla perseveranza di alcuni attori”. 

Il leader di Syriza ha poi ammonito che “se alcuni pensano o vogliono credere che la decisione che ci aspetta non riguarderà altri che la Grecia, si sbagliano. Li rimando al capolavoro di Ernest Hemingway ‘Per chi suona la campana?‘”. L’Europa è infatti a “un bivio cruciale tra due strade: l’una vede un maggiore approfondimento dell’integrazione europea, la seconda conduce ad una rottura e a una divisione dell’Eurozona”. Se l’Europa scegliesse la seconda strada, il primo passo, scrive Tsipras, sarebbe la creazione di una zona euro a due velocità “dove il nucleo centrale impone le regole di austerità ed un superministro delle Finanze sarà dotato di un potere immenso con il diritto di rifiutare i budget delle nazioni e anche di quegli Stati sovrani che non si adatteranno alle regole del neoliberismo estremo“. “Di questa soluzione la Grecia sarebbe la prima vittima”, ma più in generale “avvierebbe un processo di incertezza economica e politica che potrebbe trasformare profondamente gli equilibri dell’insieme del mondo occidentale”.

Tsipras ammette infine gli “errori del passato” del Paese che “sono stati pagati cari dai cittadini greci”, con la disoccupazione balzata al 28% (al 60% per i giovani) e i redditi calati del 40%. Ma rivendica la “decisione coraggiosa” presa dal popolo greco il 25 gennaio, giorno delle elezioni: “Il popolo ha osato contestare la visione a senso unico dell’austerità rigorosa del Memorandum per rivendicare un nuovo accordo. Un nuovo accordo che permetta alla Grecia di ritrovare il cammino della crescita nell’euro con un programma economico sostenibile”.

 

 

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