[…] una specie di maledizione si era abbattuta su di lei. Niente interventi di manutenzione e restauro, nessun intervento sufficientemente deciso per acquistarla e renderla disponibile ad un uso pubblico, niente spazi di verde, arte e storia restituiti alla cittadinanza, niente di niente. Solo degrado, abbandono, sporcizia, lenta e inesorabile spoliazione dei suoi tesori. Da una parte gli interessi speculativi… dall’altra, chi doveva tutelarla e rappresentarne gli interessi pubblici […]

villa blancLa situazione descritta da Domenico Fischetto nella premessa al libro del 2012 di Gian Carlo Marchesini, Io sono la Villa. Storia di Villa Blanc tra arte e tutela, trame e contese, è tutt’altro che mutata. La villa realizzata alla fine dell’Ottocento su progetto di Giacomo Boni lungo la via Nomentana a Roma, al centro di una vicenda che ha attraversato gli ultimi quattro decenni della storia civile della capitale.

Dopo numerosi passaggi di proprietà e ripetuti tentativi di lottizzazione, nel 1997, la Luiss, l’università di Confindustria, l’ha comprata all’asta, per 6 miliardi e mezzo di vecchie lire e, nel dicembre 2012, ha avviato i lavori. Il progetto prevede la realizzazione di una business school. Così un bene comune si trasformava in proprietà privata. Quasi completamente al servizio di studenti e professori. Già, perché dei 47mila mq. acquistati dall’ateneo privato, al municipio erano riservati soltanto 4mila mq.

Una scelta scriteriata. Peraltro in contraddizione con la destinazione “Parchi pubblici” prevista dal Prg per la zona. Proprio appellandosi a questa contraddizione sono ricorsi al Tar sia Italia Nostra che il Comitato Villa Blanc, nato nel 2001 con lo scopo di salvaguardare, valorizzare e recuperare al pubblico lo splendido complesso della fine dell’Ottocento sottoposto a vari vincoli paesaggistico-ambientali sin dal 1922 e tuttora inaccessibile ai cittadini. Ricorso bocciato nel novembre 2013. Perché? Ma perché nel novembre 2011 il Comune aveva rilasciato una regolare autorizzazione a costruire.

villa blanc1In attesa della sentenza del Consiglio di Stato del prossimo luglio, relativa al ricorso presentato da sette coraggiosi cittadini, la Luiss ha dato inizio ai lavori di ristrutturazione degli immobili. Sono stati avviati lavori anche nel parco, dove per progetto ci saranno dei parcheggi. In sospeso rimangono conservazione e fruizione di uno spazio nel quale architettura storica e ambiente naturale si fondono. Ma in fondo lì, in quel frammento di paesaggio romano, si gioca una partita che va ben al di là delle legittime richieste di comitati e associazioni sul territorio. Nella sorte della villa c’è anche quella della città. Perché il rischio è che, se il progetto della Luiss si realizzerà, venga completamente dismessa l’idea della città pubblica. Si abbandoni definitivamente il pensiero che il centro urbano sia innanzitutto il luogo nel quale si concentrano le funzioni al servizio della comunità.

Il pericolo che Villa Blanc da caso romano si trasformi in modello sembra davvero reale. In un recente incontro organizzato dal Comitato Villa Blanc, Paolo Berdini, ragionando sulla questione ha ribadito come la villa sia un Patrimonio del Municipio, della città e proprio per questo non può essere alienata alla fruizione.

Certo è che i rumori dei lavori all’interno del Parco sembrano amplificare i silenzi del Mibact. Il movimento della gru che incombe sull’immobile storico l’immobilismo di sindaco e assessore alla trasformazione urbana.

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